Sono tre giovani residenti a Rimini, i componenti della banda che ha aggredito e rapinato due uomini adescati attraverso una ‘app’ per incontri tra soli uomini. I fatti risalgono ai primi giorni di novembre, in due distinti episodi, accaduti a Cesenatico, dove la vittima è stato un uomo residente in un comune limitrofo della Valle del Rubicone, e a Longiano dove la vittima è stato un uomo residente a Cesenatico. In entrambi i casi la banda ha agganciato le vittime su una nota ‘app’ di incontri gay e ha utilizzato la stessa strategia criminale. Uno dei componenti, quello che si fingeva interessato all’incontro, si è presentato nel luogo stabilito, dove gli altri due complici sono entrati in azione, hanno circondato l’uomo, lo hanno aggredito con violenza e picchiato a mani nude, gli hanno sottratto il cellulare, il portafogli e la chiave dell’auto, per poi immobilizzarlo ai polsi con delle fascette di plastica di quelle comunemente utilizzate dagli artigiani.
Per le vittime sono stati attimi di autentico terrore, in quanto sono state sequestrate ed accompagnate in auto a Rimini per effettuare prelievi di denaro al bancomat, rapinate e poi abbandonate in strada.
Del caso se ne sono occupati i carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Cesenatico e della locale Stazione, i quali attraverso delle indagini serrate e minuziose, sono arrivati a identificare e arrestare i tre rapinatori, che sono un marocchino di 24 anni, un 21enne riminese e un 21enne senegalese, tutti incensurati e residenti a Rimini.
Secondo le prime informazioni raccolte, il gruppo di malviventi agiva come un vero e proprio branco, disposto a colpire e pestare degli uomini indifesi per rapinarli. Incutere terrore nelle vittime faceva parte integrante della loro strategia criminale, anche con compiacimento sadico in stile ‘Arancia meccanica’. I malcapitati presi di mira sono stati infatti anche costretti ad effettuare bonifici sulla carta ricaricabile di uno dei componenti la banda. Si tratta dunque di rapine premeditate e ‘studiate’, in cui i malviventi, una volta entrati in possesso dei documenti con i nomi e gli indirizzi delle vittime, le hanno minacciate, intimandogli di non denunciare le rapine, perchè li sarebbero andati a trovare e li avrebbero fatti fuori. Durante i colpi i tre rapinatori hanno utilizzato delle maschere per non essere riconosciuti dalle telecamere, tuttavia, oltre alle autovetture di proprietà delle vittime, hanno utilizzato anche un’auto di proprietà di uno di loro ed è su questa che i carabinieri hanno concentrato le indagini per risalire ai nomi dei componenti della banda.
Il primo a finire nella rete è stato il 24enne marocchino, immigrato di seconda generazione in Italia (quindi a tutti gli effetti un italiano), e successivamente sono stati incastrati anche i due 21enni, tutti residenti nel Riminese. I tre rapinatori ora si trovano agli arresti domiciliari in attesa del processo.