Addio all’avvocato Riccardo Chiesa. È stato il paladino della Romagna

Morto a 81 anni dopo una lunga malattia. Genuino e con la battuta sempre pronta, aveva fondato il Mar

Addio all’avvocato Riccardo Chiesa. È stato il paladino della Romagna

L’avvocato Riccardo Chiesa durante una serata del Panathlon di cui fu tra i fondatori nel 1986. Al tavolo con lui Dionigio Dionigi e l’ex commissario tecnico dell’Italia Azeglio Vicini

La fantasia al potere sempre nel nome della Romagna; è stata questa la caratteristica radicata dell’avvocato Riccardo Chiesa che ha cessato di vivere ieri alla clinica Malatesta Novello. Aveva compiuto a febbraio 81 anni, era ammalato da molto tempo e la sua salute aveva iniziato a peggiorare senza freni nell’autunno di nove anni fa quando aveva perso l’adorata moglie Annamaria.

Mai banale, esplosivo, trascinatore, genuino, passionale, con la battuta in canna l’avvocato Chiesa ha racchiuso tutti gli ingredienti del romagnolo doc: appassionato lavoratore (titolare dello studio legale in via Zeffirino Re angolo piazza del Popolo), legatissimo alla famiglia, cultore delle tradizioni nostrane per lui sapore di vita, innato senso dell’amicizia, gran tifoso del Cesena Calcio e di Emiliano Salvetti, ma a lui quel nome di battesimo ovviamente non andava così lo chiamava rigorosamente ‘Romagnolo’ Salvetti.

Nato a Cesena, era cresciuto a Mercato Saraceno dove i genitori avevano il mulino, poi il trasferimento in città, il liceo classico Monti, la laurea in giurisprudenza all’Università di Urbino (avvocato abilitato anche in Cassazione). Aveva il guizzo qualsiasi cosa facesse, gli si accendeva la lampadina e fu così anche quando conobbe la moglie Annamaria graziosa insegnante e ancora della sua vita. Ricordava spesso: "Conobbi mia moglie in estate, mi interessava tanto e glielo dissi subito ma in quel periodo avevo molto da fare impegnato con il mio gruppo musicale dove suonavo la chitarra così le chiesi di aspettare a settembre". Opzionò l’amore ma quella dolce fanciulla capì al volo che quel ragazzotto forse era un po’ strano ma unico e affidabile. La loro è stata una squadra solida per tutta la vita allargata dai figli Rita, docente universitaria di Psicologia del lavoro a Cesena, e Roberto, brillante giornalista e inviato di Rtv San Marino che è riuscito a salutare il babbo lasciando le Olimpiadi di Parigi.

Un vulcano di idee, il cervello sempre in movimento, Riccardo Chiesa era cavaliere della Repubblica e il Popolo della Libertà gli aveva offerto di candidarsi per il Senato ma rifiutò per due motivi: non voleva abbandonare l’avvocatura e non riteneva giusto schierarsi politicamente proprio lui che aveva fondato insieme al senatore Cappelli e all’onorevole Servadei il Mar (Movimento per l’autonomia romagnola del quale fu coordinatore, presidente e presidente onorario) che lo riteneva un movimento culturale per dare indipendenza alla Romagna dialogando con la politica ma senza etichette.

Le tradizioni della Romagna erano la sua passione, benzina di entusiasmo; il poeta Aldo Spallicci, i paradossi del Conte Rognoni un gustoso pane per i suoi denti. Tribuno di Romagna, membro dell’Accademia dei Filopatridi e di quella Pascoliana, era stato a lungo presidente della Pro Loco e insieme all’architetto Arienti e a Rina Marini ideatore del festival della canzone dialettale romagnola ‘E Campanon’ che per una trentina di anni si è tenuto al teatro Bonci.

Nel 1986 fu anche tra i fondatori del Panathlon Club Cesena (più volte nel consiglio direttivo), lo sport e il Cesena Calcio sono sempre stati nel suo dna; negli anni Settanta condusse anche in tv la trasmissione ‘Corner’ insieme allo stopper bianconero Giancarlo Oddi. Fraterna la sua amicizia con il presidente del Panathlon Cesena Dionigio Dionigi: "Quando Dionigio chiama – ripeteva con la sua risata contagiosa – parto senza chiedere il motivo ma solo l’ora e il luogo".

Legatissimo anche all’imprenditore della Sidermec Pino Buda; erano i ‘monelli’ Bibì e Bibò e lasciarono un attimo spiazzato l’allora ct azzurro Giovanni Trapattoni quando durante una serata Panathlon a Cesenatico alla vigilia dei mondiali del 2002 in Corea del Sud e in Giappone si presentarono vestiti da molto improbabili calciatori azzurri chiedendo d’essere convocati mentre al loro fianco sghignazzava il grande amico Azeglio Vicini. Seguito fino all’ultimo dall’affetto della sua squadra attuale, i figli Rita e Roberto, la nuora Meris, il genero Giuseppe, l’ultimo saluto gli verrà dato domani alle 16 nella chiesa di San Domenico. La Romagna perde un fuoriclasse, l’uomo dal tocco in più comunque e dovunque.

re.ce.