Lo spirito è quello di chi non ha mai avuto un giro gratis alla cassa, di chi quello che ha ottenuto se l’è preso con gli artigli e col sudore. Come in effetti ha fatto Emanuele Adamo, che dalla serie D è arrivato fino alla cadetteria, serie nella quale sta ampiamente dimostrando di poter continuare a essere protagonista. Adamo, è reduce da un attacco influenzale che la ha tenuta fuori dal campo a Pisa, come sta ora?
"Da tre giorni sono tornato in piena forma e mi alleno al massimo con la squadra. Prima però in effetti devo riconoscere che è stata dura. Perché ero malato, perché non ho potuto giocare e perché abbiamo perso. Una combinazione tremenda".
Si riparte.
"Ci aspetta la Sampdoria, squadra costruita per andare in A. Sarà dura, come sarà dura ogni partita da qui alla fine. E’ così che funziona in questo campionato, nel quale il livello è davvero alto. Proprio per questo è così bello esserci".
Come ha affrontato il debutto in B?
"Vengo dalla gavetta, ho fatto la D e poi la C. Nessuno mi ha mai regalato niente e questo significa che essere arrivato dove sono ora vale doppio. La B è una categoria nella quale volevo fortemente misurarmi e che mi sono preso sul campo, qui a Cesena, insieme alla squadra. Siamo un gruppo pazzesco, l’anno scorso abbiamo fatto un gran campionato".
Uno di quelli che non si dimenticano.
"Impossibile farlo".
Dovesse capitare un vuoto di memoria?
"Arriverebbe in soccorso il mio tatuaggio a tema: ce l’ho sul braccio. Dopo la promozione mi sono fatto scrivere la parola ‘impossibile’ con un trattino che cancella le prime due lettere. E poi la data storica: 30-03-24". Come si prepara alle partite? "Sono uno che lavora duro, lo faccio per tutta la settimana, pensando sempre a dare il mio massimo. E’ l’approccio che ho da sempre, fin dai dilettanti. Certo, in B gli avversari sono davvero forti, ma l’idea di fondo non cambia".
Da dove comincia la sua storia?
"Da un ragazzino che tornava a casa da scuola e poi restava tutto il giorno nelle strade del quartiere, a prendere a calci un pallone. Rientravo alla sera per cenare. Fu un amico, Danilo, a spingermi a provare in una squadra. Andai e cambiò tutto. Ma non è stato sempre facile. Ero a Cerignola, in D e le cose non andavano. Volevo smettere".
Cosa successe?
"Successe che Martina, l’amica che poi è diventata la mia compagnia, mi disse di non fare sciocchezze, che avevo talento. Mi disse di non arrendermi. L’ho ascoltata e grazie a lei sono tornato in pista, un passo alla volta".
Fino a Cesena...
"La dico semplice: qua si sta da dio".
E’ uno di quelli che fanno la differenza in campo e nello spogliatoio.
"E’ il mio mondo, lo amo. Durante i giorni di riposo sono irrequieto, non vedo l’ora di tornare. Poi arrivo, apro la porta e cambia tutto. Ci divertiamo tanto, anche se a volte riconosco che vado a cercarmela…".
Racconti.
"La mattina, come prima cosa, mentre la giornata sta ancora iniziando, irrompo io che canto a squarciagola canzoni napoletane… Me la sono anche vista brutta...".
In campo è diverso.
"Non puoi fare errori, soprattutto ora, in B. Devi dare il massimo, come singolo e come squadra. Una squadra ci riesce quando è unita. Noi lo siamo, eccome. Arriverà la Samp, che è la Samp. Ma il Cesena terrà la testa alta contro tutti".
Luca Ravaglia