Cesenatico, 18 aprile 2024 – “C’erano segnali preoccupanti nelle cessioni di attività commerciali a persone pressoché sconosciute sul territorio e si sono verificati gravi casi di minacce a dipendenti comunali che non potevamo tollerare e tanto meno ignorare". In questi termini il sindaco di Cesenatico Matteo Gozzoli ha testimoniato al tribunale di Ravenna, dove si sta svolgendo il processo "Radici" contro le infiltrazioni mafiose in Emilia-Romagna ed il Comune di Cesenatico si è costituito parte civile.
Sotto la lente ci sono compravendite e gestioni di attività economiche nelle province di Forlì-Cesena, Rimini, Ravenna, Modena e Reggio Emilia. Il filone romagnolo del procedimento è nato da un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza e della Polizia di Stato, nei confronti di persone accusate di associazione a delinquere, bancarotta, autoriciclaggio, intestazione fittizia ed estorsione. Si vuol far luce sulle compravendite di bar, pasticcerie, laboratori artigianali, ristoranti e alberghi, dal 2018 ad oggi. Queste operazioni sono proseguite ed in alcuni casi si sono intensificate anche negli anni dell’emergenza Covid, nonostante la crisi economica ed in particolare del turismo proprio sulla costa. Per l’accusa si tratta di investimenti illeciti, realizzati con il denaro delle cosche della ‘ndrangheta calabrese dei Piromalli e dei Mancuso.
Il sindaco Gozzoli è stato parte attiva, denunciando gli episodi segnalati da cittadini e imprenditori della zona, che hanno contribuito a sollevare il coperchio, in una pentola dove bollivano troppe cose strane. Al pm Marco Forte della Dda di Bologna, in aula Gozzoli ha ricostruito così i fatti del 2018: "Quando abbiamo visto dei cambi di gestione sospetti, ho fatto la segnalazione alla prefettura di Forlì-Cesena, per far luce sulle compravendite di bar, pasticcerie, un ristorante ed un albergo. Un nostro agente della Polizia locale ci ha detto di aver ricevuto delle minacce dal gestore di un bar, mentre stava eseguendo dei controlli sull’occupazione del suolo pubblico, ed un agente accertatore di Hera è stato minacciato di morte per un verbale da 100 euro relativo a dei rifiuti non gestiti correttamente all’esterno di un ristorante sul lungomare. Questi sono fatti su cui non potevamo lasciar correre – ha concluso Gozzoli –, ed abbiamo così deciso di denunciare cosa stava accadendo".
Fra le testimonianze ci sono anche quelle di un architetto che aveva seguito delle pratiche urbanistiche di un locale del centro: "Ho saputo di alcune minacce rivolte ad un funzionario dell’ufficio commercio del Comune di Cesenatico – ha testimoniato il tecnico -, il quale era stato invitato a non rompere i c… , e di minacce rivolte ad un altro agente della Polizia locale".
Sull’altro fronte, l’avvocato difensore di Francesco Patamia, uno degli accusati, ha voluto sapere quanti controlli vengono effettuati dal Comune nei locali e quanti verbali vengono staccati per violazioni sul suolo pubblico, e ha chiesto a Gozzoli perché si fosse tanto allarmato per questi cambi di gestione.
L’avvocato Giuseppe Rizzo di Bologna, legale del Comune di Cesenatico, ha invece chiesto se ci sono stati degli sviluppi alle richieste avanzate nel 2018 e Gozzoli ha raccontato dell’interdittiva sul bar pasticceria Dolcesalato di piazza Comandini, uno dei locali finiti sotto la lente degli investigatori e chiuso dal 27 marzo scorso su disposizione del prefetto. Gozzoli testimonierà nuovamente il 21 maggio, quando dovrebbe essere presente un altro imputato titolare di attività a Cesenatico, assente in aula per malattia. Al processo erano presenti anche il vicesindaco Lorena Fantozzi, l’assessore Emanuela Pedulli, i presidenti Franco Ronconi di Libera e Francesco Occhipinti di Legambiente, tre agenti della Polizia locale di Cesenatico, un accertatore di Hera.