REDAZIONE CESENA

Acqua calda per difendersi dal veleno del pesce ragno

Un medico spiega che in caso di puntura da pesce ragno, come trattamento immediato è necessario il calore per distruggere il veleno. Evitare ghiaccio o ammoniaca. Prevenzione con calzature adeguate consigliata.

Acqua calda per difendersi dal veleno del pesce ragno

L’anno scorso mi trovavo in Sardegna e sono stato punto da un pesce ragno ad un piede. Ho avuto un dolore intensissimo per alcune ore. La zona colpita era arrossata e gonfia ed io l’ho trattata come un trauma qualsiasi usando del ghiaccio. Mi è stato detto che ho sbagliato perché dovevo usare il caldo. Mi può spiegare il motivo?

Lettera firmata

***

Effettivamente l’unica cura immediata in questo caso era il caldo ma vediamo insieme il perché. Il pesce ragno o tracina o vipera del mare è un pesce che è presente anche nelle nostre coste, predilige i bassi fondali sabbiosi, specialmente dopo una mareggiata e si annida sotto la sabbia. Odia la confusione per cui è più facile incontrarlo nelle spiagge isolate. Presenta delle spine dorsali collegate a ghiandole velenifere che in condizioni di riposo sono abbassate ma vengono erette quando la tracina si sente disturbata. Quando il bagnante, durante la passeggiata nell’acqua bassa, la calpesta viene ferito da questi aculei e il veleno iniettato provoca subito un dolore acutissimo che può espandersi anche a tutto l’arto. Prima di tutto bisogna osservare bene la ferita per togliere ogni eventuale frammento di spina poi, essendo il veleno termolabile (viene distrutto da una temperatura di 50°C), occorre immergere la zona colpita nell’acqua più calda possibile per circa 1 ora o se non è possibile si può supplire anche con della sabbia molto calda o addirittura con un asciugacapelli. Se il dolore è acuto si può assumere un analgesico o nei casi più gravi si può ricorrere anche ad un pronto soccorso specialmente se si scatena una reazione allergica con difficoltà di respiro. Nei casi più comuni, diminuito il dolore, si pulisce e si medica la ferita eventualmente con una crema contenente cortisone e talvolta anche con un antistaminico (attenzione per quest’ultimo perché può dare fotosensibilizzazione dopo esposizione ripetuta al sole). Quindi non è indicato né il ghiaccio né l’ammoniaca per lo meno in prima battuta. A mio avviso, se vuole un consiglio, la migliore terapia in questo caso è sempre la prevenzione e questa è possibile indossando sandali o scarpette adeguate che ci permettano di fare le nostre passeggiate anche nell’acqua bassa in tutta sicurezza.

Vladimiro Giovannini

medico