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Giuseppe Sermasi, Paolo Ronci, Massimo Zanetti e Marco Comellini (Schicchi)
Il presidente Massimo Zanetti resta a capo della Virtus mettendo alla porta Luca Baraldi, storico collaboratore. Quando la coppia scoppia è il titolo di un vecchio film della commedia italiana che aveva come protagonista Enrico Montesano.
Questa volta di comico non c’è nulla perché i soldi in generale sono una cosa più che seria. A maggior ragione se servono per alimentare una Virtus che è un patrimonio di Bologna perché accende la passione di migliaia di tifosi. Sono stati proprio i quattrini a far saltare l’idillio.
Per far uscire l’attuale ceo bianconero Zanetti ha utilizzato un gesto eclatante: far dimettere altri due consiglieri, Giuseppe Sermasi e Nicola Gualandi, facendo decadere il cda. Ieri, poi, in una lunga conferenza ha illustrato e motivato questa strategia.
"Era il momento di voltare pagina – spiega il numero uno bianconero – e con le nostre dimissioni faremo un’assemblea dei soci dove verrà deciso che resto come presidente e Baraldi farà la sua strada. Al suo posto come amministratore delegato ci sarà Marco Comellini, che è un mio collaboratore storico, mentre il direttore generale Paolo Ronci seguirà la parte sportiva".
Andando oltre si scoprono i motivi del divorzio. "Una delle cose che mi ha fatto più male è stata la chiusura della sezione femminile. Pesava 700mila euro su un budget che inizialmente era di 23 milioni di euro, ma sembrava fosse quello il problema. Dopo abbiamo dovuto prevedere altri quattro aumenti di capitale perché i conti di Baraldi non andavano mai bene. Facendo questo cambio non ci rimette nessuno, anzi".
In realtà i problemi sono iniziati a maggio quando la Segafredo aveva comunicato che non avrebbe più sponsorizzato la V nera, ma l’intervento di Zanetti aveva fatto tornare parzialmente sui suoi passi chi sta gestendo l’azienda che produce caffè e da qui in poi si è rafforzata la voce che vede il socio di minoranza Carlo Gherardi tentare prima o poi la scalata in Virtus.
"Adesso ho dei nuovi soci che giustamente hanno deciso di non investire più nello sport e mi sto già muovendo per trovare una serie di sponsor per un club importante come la Virtus. Quando ho scelto di far entrare un imprenditore nella società l’ho fatto perché volevo consolidare il club. Gherardi è un amico che ha deciso di darci una mano e ho condiviso tutto con lui, anche se lui mi aveva chiesto di aspettare una settimana prima di dimettermi. Io, invece, ho deciso di farlo subito perché era da tempo che le cose avevano preso una strada che non mi piaceva. Anche lo schema della nuova governance è stata una scelta comune".
L’impressione di una difficoltà economica della Virtus era rinforzata da una presunta lentezza con cui il club si era mosso sul mercato, con ogni trattativa che poi si spegneva all’ultimo miglio.
"Adesso abbiamo Justin Holiday, un giocatore in prova. La sua è una carriera importante e spetta al nostro coach decidere se tenerlo oppure no. Non è una topa morta come qualcuno vorrebbe far credere".
Per ironia della sorte mentre si teneva la conferenza Baraldi firmava l’economico con l’ex Denver Nuggets, su cui pesa il giudizio di Ivanovic, mentre in serata il ceo bianconero, rimasto in carica per l’ordinaria amministrazione, salutava così l’ambiente.
"Ho troppo rispetto per la mia professionalità e troppo amore per la Virtus, che ho contribuito a portare ai vertici del basket europeo, per commentare, come molti mi chiedono, le parole del dottor Massimo Zanetti che ringrazio di avermi fatto vivere insieme a tutto il mondo delle V Nere grandissime emozioni".
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