Un anno fa ad Achille Polonara veniva diagnosticato una neoplasia a un testicolo. Più volte il lungo ha raccontato che tutto si era risolto per il meglio, ma chi lo conosce bene aveva il sospetto che queste parole fossero dettate più dal suo non voler far preoccupare gli altri che da una effettiva completa guarigione. Ci sono volute le sue ultime prestazioni, tra Supercoppa e Trapani, per fugare ogni dubbio.
"Sto davvero bene – spiega ‘Polonair’ – e lo dico sinceramente. Io non ero mai stato operato e quando mi hanno detto il motivo per cui avrei dovuto subire il mio intervento chirurgico mi sono spaventato. Le rassicurazioni erano tante, ma solo nei mesi successivi mi sono reso conto che tutto stava andando nel verso giusto".
Alle 21 fate l’esordio in Eurolega ospitando l’Efes.
"Loro hanno appena vinto la Supercoppa contro il Fenerbahce e il modo con cui si sono aggiudicati questo trofeo dimostra come sarà una partita vera fino alla fine per cui dovremmo restare concentrati per tutto l’incontro. Non sono l’unico ex di questa partita e nel nostro spogliatoio c’è chi li conosce molto meglio di me. Noi dobbiamo fare affidamento sul nostro sistema di gioco cercando di renderlo più continuo e sul calore del pubblico che ha dimostrato il suo affetto per noi fino a raggiungere il sold-out dell’impianto".
Cosa pensa della V nera?
"Abbiamo un ottimo potenziale e spetta a noi esprimerlo. Le squadre solo tali quando oltre ad avere giocatori di talento sono unite. Noi abbiamo già dimostrato di essere compatti, ma dobbiamo aumentare questa nostra caratteristica fino a farla diventare un punto di forza".
Tanti esordienti in Eurolega, è toccato anche a lei dare un suggerimento ai debuttanti?
"No e siccome credo si debba parlare solo quando si è interpellati non do consigli se non sono richiesti. Le linee guida le dà il coach, poi in campo abbiamo i nostri punti di riferimento che sono molto più esperti di me e hanno maggiore autorevolezza. Sono sempre disponibile a dare una mano, ma non sono una persona invadente".
Si è parlato molto del rapporto tra i soci che compongono la proprietà e dei conseguenti assetti. La squadra non sembra averne risentito. Come siete riusciti ad isolarvi?
"Ognuno certe cose le vive a modo suo. L’esperienza della malattia ha rafforzato la mia convinzione che devi preoccuparti solo di quello che è sotto il tuo controllo per cui io mi sono concentrato solo sull’allenarmi per provare a giocare a bene. Tengo tantissimo a questa maglia".
Cosa rappresenta per lei la Virtus?
"Nella V nera c’è chi mi ha curato, chi mi ha sostenuto nei momenti difficili e chi ha cercato di non farmi sentire il peso dell’attesa quando c’era solo da aspettare. Per me il mondo bianconero rappresenta tutto questo".
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