Virtus Bologna 97 Scafati 71
SEGAFREDO: Pajola 13, Cordinier 9, Clyburn 10, Polonara 10, Zizic 8, Grazulis 8, Morgan 10, Tucker 9, Diouf 9, Hackett 2, Belinelli 3, Akele 6. All. Ivanovic.
GIVOVA SCAFATI: Zanelli 7, Gray 18, Stewart 2, Pinkins 4, Jovanovic 5, Miaschi 6, Ulaneo, Anim 14, Sorokas 15, Sangiovanni ne, Pezzella ne, Greco ne. All. Pilot.
Arbitri: Attard, Nicolini, Dionisi.
Note: parziali 21-14; 43-36; 74-52. Tiri da due: Virtus 32/44; Scafati 16/38. Tiri da tre: 7/20; 7/23. Tiri liberi: 12/18; 18/20. Rimbalzi: 35; 27.
Il botto di fine anno, volendo, lo assicura Rayjon Tucker con una schiacciata che da sola vale il prezzo del biglietto. Ma la Virtus che supera Scafati ha tanti motivi per ritenersi soddisfatta. A patto di continuare così, perché quel signore che non siede mai in panchina – Ivanovic quando è tranquillo osserva con le braccia incrociate, quando non vede quello che vuole, mulina le stesse articolazioni verso la sua panchina – pretende il massimo. Sempre.
E allora la Virtus che ha appena cancellato Villeurbanne in Eurolega, vittoria tutt’altro che scontata, continua a spingere sull’acceleratore. Perché oltre ai due punti e alla continuità, c’è la necessità di mettere in cassaforte anche la qualificazione alla final eight di Coppa Italia.
La Virtus parte bene, 11-1, ma non fa i conti sulla panchina di Scafati, più pronta rispetto ai presunti titolari. Così, dopo vantaggi anche in doppia cifra, la Virtus si ritrova con uno scarto minimo, 27-24 (canestro di Stewart). Ma è un attimo. Il signore in panchina si sbraccia anche durante il timeout (5’52’’ all’intervallo).
Il messaggio è chiaro. La Virtus, anche senza Shengelia, fila via tranquilla, con una difesa che concede poco e un attacco che gira bene. Gira bene soprattutto Ale Pajola, capitan Futuro, che Ivanovic richiama in panchina, quando manca poco alla sirena.
Il tempo per i cori della curva e per una standing ovation per il ’giovane veterano’. Che tutto questo succeda sotto gli occhi di Davide Bonora (oggi nello staff tecnico di Scafati) è quasi un segno del destino. Pensando che anche Bonora, come Pajola, è cresciuto nelle giovanili bianconere. Bonora, con la Virtus, ha vinto tutto, Grande Slam compreso. Un bell’eredità da lasciare con il sorriso.
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