Italo Cucci
Il Milan non solo vince (come al solito, almeno quando non è punito dagli arbitri) ma riesce a ricavare da una partita di Europa League non trascendentale con lo Sparta Praga un autoritratto fedele dopo motivate incertezze e immagini sfuocate: non è bellissimo ma dilettevole, non fortissimo ma pericoloso, non presuntuoso ma ambizioso. Ma soprattutto non è solo “di Ibra”, ormai leggenda metropolitana, ma di Pioli. L’uscita di Zlatan alla fine del primo tempo per un lieve infortunio produce l’ingresso di Leao, l’estroso portoghese di 21 anni che fa coppia con il connazionale e coetaneo Dalot: insieme daranno vita, con un gioco brillante e un gol a testa a una ripresa festosa come può solo una squadra che ha il coraggio di darsi ai giovani. Perché ha un istruttore. Anzi due. Ho detto ormai da tempo quanto Ibrahimovic sia stato utile nella fase di ristrutturazione del Milan avvenuto nei giorni più difficili del coronavirus; ma certo quando la società ha deciso di rinunciare a Rangnik e confermare Pioli la scelta di Ibra è stata anch’essa attribuita al tecnico che non teme ombre e ha lavorato in serenità per creare una squadra armoniosa giá ritenuta irrealizzabile: per molti lo è ancora, almeno quando si parla di scudetto, per me è la migliore su piazza insieme al Napoli a sua volta ricostruito da un Gattuso non sceso dall’Olimpo dei Mister ma salito da Milanello.
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