MASSIMO VITALI
BFC

Renzaccio applaude. "Ho rivisto il Bologna che gioca in Paradiso. È la lezione di Italiano”

Ulivieri esalta il successo in Champions, dopo la vittoria contro il Borussia Dortmund martedì sera al Dall’Ara: "I rossoblù, una squadra spettacolare"

Renzo Ulivieri, 83 anni, è il presidente dell'Assoallenatori (Schicchi)

Renzo Ulivieri, 83 anni, è il presidente dell'Assoallenatori (Schicchi)

Bologna, 23 gennaio 2025 – "Confesso che quando ho visto i due gol ho fatto un pensiero che non aveva nulla di tecnico. Mi è venuta in mente la famosa frase che i bolognesi conoscono a memoria: così si gioca solo in paradiso...".

Il paradiso di Renzo Ulivieri è il Dall’Ara con l’abito di gala che martedì notte, in un solo giro di lancette, ha schiantato il Borussia Dortmund. Solide idee di calcio, tifosi in estasi, una simbiosi perfetta tra quello che il gruppo di Vincenzo Italiano combinava sul campo e le emozioni di una città che, paradossalmente, ha appreso di dover abbandonare la Champions (questa Champions) proprio nella notte in cui la squadra ha centrato la sua prima vittoria nella più nobile delle competizioni.

Ulivieri, davanti al televisore ha un po’ riprovato le sensazioni di quando il Dall’Ara si accendeva per il suo Bologna?

"Dico la verità: anche nei momenti più belli, nei giorni delle grandi vittorie, giudicando il mio Bologna non ho mai pensato a quella frase di Bernardini. Perché il mio Bologna aveva un’altra struttura, poggiava sulla fisicità di Andersson, aveva tanti giocatori operai e veniva da lontano".

In che senso?

"Italiano al Dall’Ara ha battuto il Borussia, io ci ho vinto un derby col Crevalcore...".

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Bravo quell’Italiano lì eh?

"Aveva solo bisogno di un po’ di tempo: quello che di solito a noi allenatori non viene concesso. Io a luglio ho fatto un salto in ritiro a Valles, erano i primi giorni della sua avventura. Parlandogli ho colto l’impegno che deve mettere ogni allenatore che arriva al posto di un collega che ha fatto un lavoro straordinario".

Oggi se la passa peggio Motta di Italiano.

"Ma non bisogna fare dei revisionismi. Veder giocare il Bologna di Thiago era uno spettacolo, specie con gli occhi di uno come me che a Coverciano forma i nuovi allenatori. Ma oggi, con concetti di calcio diversi, dà spettacolo anche il Bologna di Italiano".

Italiano, per il percorso che ha fatto, rappresenta uno spot perfetto per ogni aspirante tecnico.

"Ci sono allenatori che hanno la fortuna, o il merito, di poter imboccare una strada più corta e a cui viene data subito un’occasione importante e ce ne sono altri, come Italiano, che lassù ci arrivano partendo dal basso e facendo un percorso lungo: anch’io ero uno di quelli".

C’è un calciatore di questo Bologna che lei avrebbe allenato volentieri?

"Odgaard. Perché si è adattato a un ruolo nuovo e in campo fa sempre una corsa in più per il compagno: a me garbano quei giocatori lì. Odgaard non avrebbe sfigurato tra i miei orfanelli".

Il Bologna e la Champions: peccato scoprirsi grandi proprio nel momento in cui devi congedarti dalla competizione.

"Intanto ci hai fatto la bocca, hai capito cosa significa stare a questi livelli: l’abitudine all’Europa è una strada per tornare in Europa".

Anche perché il Bologna in campionato è sesto e in Coppa Italia il 4 febbraio ha l’incrocio con l’Atalanta.

"Le strade per un’altra Europa ci sono tutte, l’importante è provarci senza farla diventare un’ossessione: ma Italiano anche in questo sta facendo un lavoro da allenatore completo".

Qual è l’abc dell’allenatore completo?

"Vincere, offrire spettacolo a chi va allo stadio e far crescere il valore dei propri giocatori. Italiano oggi sta facendo tutte e tre le cose".

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