Un’Olimpiade non si scorda mai. Soprattutto se, non più tardi di cinque anni fa, avevi pensato di abbandonare. L’idea di lasciare l’amata atletica leggera e la velocità. E’ la storia di Diego Aldo Pettorossi, nato a Bologna il 13 gennaio 1997. Cresciuto nel Cus Bologna, transitato per la Virtus e, oggi, punto di forza della Libertas Unicusano Livorno. Una storia, quella di Diego Aldo, che merita di essere raccontata. Passo dopo passo.
Pettorossi, l’Olimpiade è…
"Non so come descrivere le sensazioni che sto provando in questo momento. Gioia, felicità, eccitazione. Voglia di affrontare questa nuova avventura e andare oltre".
E pensare che nel 2019…
"Avevo una mezza intenzione di smettere. L’esperienza a Torino, dove mi sono laureato in Scienze Motorie, non decollava. Mancava il salto di qualità. Dal 2022 invece mi sono ripreso e adesso eccomi qui".
A Parigi per…
"Per partecipare nella prova dei 200 metri. Poi, vedremo, se ci sarà bisogno di dare una mano alle staffette. Nel caso sono sempre pronto".
Raccontiamo la sua storia.
"Sono andato negli Stati Uniti, a San Antonio, dove ho continuato ad allenarmi".
Negli States ha trovato anche un lavoro. Giusto?
"Avevo la mia triennale in Scienze Motorie. Ho fatto un master in amministrazione. E adesso sono uno sviluppatore di software. Analizzo dati. Per un’agenzia governativa ha analizzato e indagato sui dati legati al Covid. E poi…".
Dica.
"Sto lavorando allo sviluppo di un’app che mette in più stretto contatto allenatori e atleti. Da febbraio, comunque, mi sono messo in aspettativa non retribuita. E mi sono dedicato completamente all’atletica".
Negli States…
"Mi ha seguito Kareem Streete-Thompson, un allenatore di college che ha preso parte a diverse edizioni delle Olimpiadi. Lui mi ha dato la spinta per tornare su certi livelli. Anzi, per il salto di qualità".
In Italia è seguito da…
"Dal mio allenatore, Leonardo Righi. Devo dire grazie alla Fratellanza Modena. A Poznan, in Polonia, ho corso i 200 in 20’’45. Sono sicuro di poter fare ancora meglio".
Lei analizza i dati, giusto?
"Confermo".
Sulla base dei suoi dati la proiezione olimpica dice che…
"Che ci sono buone possibilità di approdare in semifinale".
Per la finale?
"Ci sono più probabilità che uno tsunami raggiunga Bologna. Ma è chiaro che voglio provarci".
Torniamo indietro e riavvolgiamo la pellicola del film della sua vita.
"E’ il 2019, vengo da anni con pochi miglioramenti. A Torino non mi trovo nemmeno bene. Mi rimetto in gioco. Vado in Texas, con una borsa di studio, ma senza grandi aspettative".
E invece?
"Trovo una mentalità diversa. Mi danno fiducia. Soprattutto Kareem. Insomma. Sono rinato".
E adesso?
"Parto per Parigi il 2 agosto".
Niente cerimonia di apertura?
"No, non sono previsto. Ma sto pensando di andare in mezzo al pubblico. Deve essere qualcosa di straordinario".
Quella di chiusura?
"Lì non voglio mancare".
Come si immagina l’Olimpiade?
"Voglio godermela. Vorrei incontrare gli assi Nba, da LeBron a Curry".
Basket?
"Sì, grande passione".
Virtus o Fortitudo?
"Beh, facile".
Perché?
"Ho gareggiato nella Virtus. Mica posso tradire i miei colori".
Olimpiade e…
"Sa che le dico?".
No.
"Avevo pensato di smettere. Mi sono detto: faccio l’Olimpiade e chiudo in bellezza".
E invece?
"Mi sa che la bellezza continua. Ci ho preso gusto".
E quindi?
"Se la forma e la fortuna mi assistono vado avanti. Almeno fino alle Olimpiadi di Los Angeles".
Quasi un ritorno a casa.
"Già, dalla California al Texas, dove lavoro".
E Bologna?
"Sempre nel cuore. C’è mamma Teresa che mi è sempre stata vicina. Non mi ha mai lasciato solo".
Dedica per mamma?
"L’Olimpiade è per lei. Ma non solo".
Altre dediche?
"Oltre a mamma Teresa penso al mio allenatore, Leonardo Righi, a Kareem Streete-Thompson. E ancora Chiara Mezzetti, che è la mia nutrizionista e Carlo Ranieri, fisioterapista nazionale. E…".
Dulcis in fundo?
"Jessica, la mia fidanzata. Che bello andare alle Olimpiadi".
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