di Alessandro Gallo
A Napoli, quel 26 aprile 1987, in campo, con la maglia Fortitudo, c’era anche Nino Pellacani, che chiuse con 8 punti. Dall’altra parte, in maglia Napoli, 22 punti di Starks, proprio lui, Marcellone. Poi 22 per Riccio Ragazzi e 19 per il Marine Bonamico, entrambi ex Virtus. Finì 97-93 per i partenopei che così si salvarono, mentre la Fortitudo imboccò il tunnel della retrocessione in A2. Trentacinque anni dopo, è ancora Fortitudo-Napoli per la salvezza, questa volta a campi invertiti.
Pellacani, la leggenda narra che la partita cambiò all’intervallo.
"Più che una leggenda è la realtà. Eravamo 50 pari dopo venti minuti, la partita era all’insegna del massimo equilibrio. Poi, l’imponderabile".
L’ingresso al palazzetto di Maradona.
"Sì, anche senza giocare Diego cambiò quella partita".
Perché?
"Il pubblico si trasformò. Come amiamo dire noi innamorati della Fortitudo, i tifosi divennero il sesto uomo. Forse anche il settimo. L’atmosfera divenne rovente, ingestibile. E così perdemmo".
Trentacinque anni dopo...
"Sarebbe il caso di vendicarsi, sportivamente parlando. Proviamo a restituire lo sgarbo".
Lei crede nella salvezza?
"Certamente".
Cosa ricorda di quella Fortitudo?
"Mi sembra che i tempi siano simili a quelli attuali".
In che senso?
"Allora c’erano Porelli, una Virtus fortissima con tanti nazionali e giocatori stranieri. Noi arrancavamo. Ci si arrangiava. Qualche volta andava bene, qualche volta no. Come a Napoli, quando uscimmo dal palazzetto mesti, mesti. Per questo sarebbe bello restituire il favore. Mi ricordo...".
Dica.
"A quei tempi, nei giornali sportivi, si parlava di Bologna-1 e Bologna-2".
Le dava fastidio?
"Assolutamente no. Noi eravamo la Fortitudo. E aspettavamo il derby. Anzi, a proposito di derby, ho un aneddoto legato alla prima stracittadina di quest’anno".
La racconti.
"Alle 17,15 ero a telefono con mio figlio. Abbiamo parlato del derby, che non era in chiaro. Così ci siamo ripromessi di scambiarci qualche messaggio per verificare l’andamento".
E invece?
"Il derby era in programma alle 17,30. Due minuti dopo ci siamo sentiti: la febbre da derby ha preso il sopravvento. E ci siamo abbonati per seguirlo in diretta".
Un bel derby.
"Li ho seguiti entrambi. Difficile pensare ai derby, al rendimento della Fortitudo e a una squadra che domani lotterà per non retrocedere. Resta inspiegabile. Comunque...".
Comunque?
"Fermo restando che credo nella salvezza, si può anche pensare di retrocedere. Senza fare drammi. Ripartendo di slancio. A patto che magari facciano un torneo estivo, o qualcosa. Per ridarci il derby".
Conta così tanto?
"E’ il sale della città. La Virtus prima del derby di ritorno ci ha pure ’fregato’".
Perché?
"Squadra già forte, come ho detto. Si è pure regalata Hackett. Vi sembra poco?".
L’uomo salvezza Fortitudo.
"Il giocatore che conosco meglio è il Mancio. Però direi il tedesco, Robin Benzing. Non salta, ma ha una tecnica sopraffina. Spero che ci possa dare la spinta giusta".
Consigli per la coreografia di domani, vista la sua indole artistica?
"La Fossa dei Leoni non ha bisogno di suggerimenti. La creatività non manca. Come per i derby. Che cominciano una settimana prima".
Domani al PalaDozza?
"No, alla tivù. Se riesco a impadronirmi del telecomando. Le mie figlie Maria Giulia di 6 anni e Anna di 3 hanno altre priorità".
Sono fortitudine?
"Ancora non lo sanno. Ma lo diventeranno presto".
Cosa dirà loro?
"Che il mondo è a colori. Non in bianco e nero".