GIANLUCA SEPE
Sport

Pamela Malvina, l’urlo di gioia. “Bologna mi ha spinto e adesso torno al lavoro al Pronto Soccorso”

Boxe Il trionfo della trentaduenne pugile-infermiera sul ring dell’Unipol Arena. “Una sfida a porte chiuse, ma ho sentito l’affetto e il sostegno della città. E’ un successo per ribadire che c’è speranza e possiamo rialzarci”

Pamela Malvina, la pugile-infermiera, con il sorriso e la gentilezza che l’hanno sempre contraddistinta sa che tutta la città ha fatto il tifo per lei, anche se forzatamente lontana dal palazzetto. La cintura del titolo europeo dei pesi leggeri, che tiene stretta tra le mani, è soprattutto per loro. Un invito a rialzarsi e a non aver paura (Foto Schicchi)

Pamela Malvina, la pugile-infermiera, con il sorriso e la gentilezza che l’hanno sempre contraddistinta sa che tutta la città ha fatto il tifo per lei, anche se forzatamente lontana dal palazzetto. La cintura del titolo europeo dei pesi leggeri, che tiene stretta tra le mani, è soprattutto per loro. Un invito a rialzarsi e a non aver paura (Foto Schicchi)

Bologna, 27 ottobre 2024 – Un urlo liberatorio, seduta a bordo ring accanto al maestro Alessandro Danè della Bolognina Boxe, poco fuori da quelle sedici corde che l’hanno consacrata ancora una volta campionessa. E’ questa l’immagine di Pamela Noutcho Sawa al termine del match conquistato all’Unipol Arena. Un urlo per scaricare tutta la tensione di questi mesi e dei frenetici ultimi giorni dove l’emergenza che sta vivendo Bologna ha prima costretto l’organizzazione ad abbandonare la location originale del PalaDozza e poi optare per le porte chiuse. Malvina avrebbe voluto che quel gesto fosse ricambiato dalla sua gente sugli spalti, la stessa gente che lo scorso aprile aveva fatto rimbombare il Madison di Piazza Azzarita. Così non è stato, ma la pugile-infermiera, con il sorriso e la gentilezza che l’hanno sempre contraddistinta sa che tutta la città ha fatto il tifo per lei, anche se forzatamente lontana dal palazzetto. La cintura del titolo europeo dei pesi leggeri, che tiene stretta tra le mani, è soprattutto per loro. Un invito a rialzarsi e a non aver paura.

Un’arena deserta e surreale, avrebbe potuto vincere in un altro contesto?

“Ci siamo chiesti insieme agli organizzatori se fosse stato il caso di andare avanti. Leggere anche la lettera dei volontari, che erano sotto l’acqua a pulire le strade dal fango mi hai fatto capire che dovevo andare avanti. Quella lettera dei volontari di Plat mi ha dato tantissima forza”.

Bologna e i bolognesi erano con lei.

“Ho sentito tante persone in città in questi giorni. In tanti mi hanno scritto, anche dopo la notizia che si sarebbe combattuto a porte chiuse, nessuno lamentandosi. Tutti sono stati pronti a darmi il loro calore e la loro vicinanza, mi hanno detto che mi avrebbero guardato e sostenuto anche in tv. Tutta la città è stata con me, in alcuni bar hanno trasmesso il match, i bambini della casa occupata in via Carracci mi stavano guardando. Bologna era concentrata su di me, non ero da sola. L’Unipol Arena aveva solo 300 persone, ma c’era un’intera città a sostenermi là fuori”.

Sul ring ha messo la determinazione che la contraddistingue ma il match non è mai sembrato in bilico. E’ stata dura?

“Nina è stata molto brava, molto resistente. E’ stata dura, andavo all’angolo e mi chiedevo come potessi fare a piegarla, lo chiedevo anche ai miei allenatori. Però mi sono divertita molto perché avere un’avversaria così ti fa crescere e non ti fa abbassare la guardia. E’ bello affrontare atlete così, è stato anche difficile. Mi ha impegnato anche mentalmente dalla prima alla decima ripresa”.

Il suo trionfo ha un valore particolare. Cosa rappresenta?

“Vincere innanzitutto è stato bellissimo anche perché è stato un bel match. Riportare la cintura a Bologna è stato importantissimo. Spero possa avere un valore speciale, non soltanto la vittoria in sé, ma che possa essere anche un modo per rialzarsi, per dire che non siamo del tutto a terra qui in città. Che c’è speranza”.

L’Italia può essere pronta ai campioni di seconda generazione?

“Pronta o no noi siamo qua”.

E ora cosa succederà?

“Non so sinceramente cosa farò ora. Mi aspetta il mio lavoro da infermiera, ho un altro scalino da superare. Poi cercherò di recuperare le vacanze. Dovrò poi vedere cosa decideranno i miei procuratori e il mio allenatore. Mi piacerebbe fare un match internazionale, sarebbe molto bello”.

Ha parlato di un altro step lavorativo, di cosa si tratta?

“Da oggi pomeriggio (ieri per chi legge, ndr) comincerò il triage. Chi verrà in pronto soccorso troverà me a ricevere le persone. Lì io non sono così carina, sono molto più cattiva. E’ una cosa abbastanza difficile perché racchiude un po’ tutto quello che è il nostro lavoro perché c’è la ricezione del paziente, la diagnosi e non è semplice. Avevo queste due cose in ballo, il match che ora è andato e l’inizio di questa nuova esperienza”.

In poco più di 5 anni ha scoperto il pugilato e ora è campionessa europea. Un’ascesa rapidissima.

“Non dovete mai accontentarvi, se vi va di provare una cosa non abbiate paura del giudizio altrui. Ricordatevi che qualsiasi cosa dicono gli altri, a volte anche i vostri familiari, potrete sempre essere in grado di fare qualunque cosa. Provate, non vergognatevi. Potete fare tutto.”