ALESSANDRO GALLO
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Mura "La Fortitudo resterà nel mio cuore"

Al general manager non è stato rinnovato il contratto dopo 16 anni di lavoro: "Non faccio più parte del club, ci sono rimasto male"

Mura "La Fortitudo resterà nel mio cuore"

Al general manager non è stato rinnovato il contratto dopo 16 anni di lavoro: "Non faccio più parte del club, ci sono rimasto male"

Sette scudetti, sette Coppe Italia e quattro Coppe dei Campioni. E’ il bottino di Christian Mura, fino a qualche giorno fa general manager della Fortitudo UnipolSai. In sella dal 2008 come dirigente, dopo essere stato anche un lanciatore (limitato dagli infortuni) nel 2000 e 2001. Christian è nato il 24 gennaio 1976. Ma forse, sentendo il suo accento spiccatamente romagnolo, non tutti sanno che Christian è nato a Francoforte. Anche se in Germania c’è stato solo per i primi nove mesi, al seguito del papà e della mamma che si trovavano là. Poi solo Romagna, lavoro e baseball.

L’altro giorno, a pranzo con il presidente Bissa. Che è successo?

"Mi hanno comunicato che alla Fortitudo, per il futuro, serve una figura diversa. Qualcuno più presente sul campo".

E quindi?

"Non faccio più parte della Fortitudo".

Ha scritto una lettera, o come si dice oggi un post, nel quale si mescolano amarezza per il distacco e gioia per quello che avete fatto. Se si volta indietro?

"Ripenso al 2008, quando fui chiamato per svolgere un certo tipo di lavoro".

Chi la chiamò?

"In realtà furono in due. Luciano Folletti, che è tuttora il vicepresidente del club e Marco Macchiavelli. Mi hanno offerto una bella opportunità".

In sedici anni sono arrivati…

"Sette scudetti, quattro Coppe dei Campioni e sette Coppe Italia".

Lei è sempre stato il manager capace di pescare lo straniero giusto. Qual è stato il suo colpo migliore?

"Beh, credo che Raul Rivero, sul monte di lancio, abbia lasciato il segno".

Più di Williamson?

"Joseph è rimasto solo un anno. Forte, fortissimo. Ma quello che ha fatto Raul in dieci anni credo che sia rimasto nella mente di molti".

E se le chiediamo un altro giocatore della difesa?

"Osman Marval. Anche in battuta ha sempre dato qualcosa di più".

A proposito di battuta, altra obiezione: è Richard Austin?

"Anche lui fortissimo. Ma vale lo stesso discorso di Williamson. E’ rimasto poco. Osman, ha dato un bel segnale".

A livello italiani?

"Direi Alessandro Vaglio. Lo scegliemmo insieme, con Marco Nanni. Credo che Ale, al di là del valore sul campo, abbia anche dentro qualcosa che lo lega sempre di più alla Fortitudo”.

Lei è un uomo Fortitudo?

"Mi sento tale. Ce l’ho nel cuore, la porterò sempre con me. Impossibile non amare la Fortitudo baseball".

Ma non poteva rimanere?

"Non c’è stata trattativa. Ci siamo trovati a pranzo, mi hanno comunicato la decisione. La decisione è rispettabile, ma l’amarezza rimane. Mi sarebbe piaciuto che almeno ci fosse un dialogo. Ripeto, la decisione è legittima, se la società vuol fare un percorso diverso".

Restano…

"I ricordi straordinari. Le persone da ringraziare sarebbero veramente tante. E se facessi dei nomi, forse, rischierei di dimenticare qualcuno. Non sarebbe corretto".

Mura, ma il suo è un addio o un arrivederci?

"Presumo sia un addio. Non leggo nel futuro, non ho questa capacità e adesso prevale l’aspetto dell’addio".

La Fortitudo?

"Corro il rischio di ripetermi. La porto nel cuore. E poi…".

Dica.

"Mi resta anche un gruppo di lavoro coeso, fantastico. Lele Frignani, Fabio Betto, Claudio Liverziani. Insieme abbiamo lavorato davvero bene".

Nel 2025 si volterà pagina. E l’impressione è che la Fortitudo possa davvero trovarsi davanti a una vera e propria rivoluzione. Anche perché i colloqui non sono finiti.

E lo stesso manager, Daniele Frignani, ha sempre fatto accordi annuali. Ci sarà da capire anche quale sarà il futuro di Lele.

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