di Massimo Selleri
Ecco il pagellone di un anno indimentiacabile per la Virtus.
Tessitori 6.5 Per due volte di seguito la sfortuna lo toglie dai giochi proprio sul più bello. Tra i nuovi arrivati è quello che inizialmente fa meno fatica, ma poi non ha la possibilità di mostrare i suoi progressi.
Belinelli 7.5 Arriva a novembre con grande umiltà e senza far pesare il suo talento. Un leader silenzioso che ha dispensato parecchi consigli ai compagni.
Pajola 7.5 Una lenta e costante crescita ha portato il più giovane del gruppo ad essere determinante. Si è beccato, pure, i complimenti di Messina per come ha guidato la squadra durante la serie finale. Dice sempre che deve crescere ancora tanto e non è falsa modestia, ma è il modo con cui, guardando gente del calibro di Teodosic, riesce a copiarne i segreti.
Alibegovic 7. E’ il giudizio più difficile da scrivere. La sua prima parte dell’anno è ampiamente insufficiente, i mesi finali sono stati sempre più positivi fino a tenere testa ai lunghi di Milano che, ridendo e scherzando, hanno raggiunto la Final Four di Eurolega. Con la sua duttilità è stato decisivo in finale.
Markovic 7.5 Fin da ragazzino il suo soprannome è "Pefy", che in serbo più o meno significa "Pierino la Peste". Definizione più azzeccata non poteva esserci perché effettivamente per tutto l’anno oscilla tra essere croce o delizia per la Virtus. Le sue difese e i suoi canestri pesanti alla fine sono una vera gioia.
Ricci 7. E’ il primo a mettersi la pressione di dover disputare una stagione al pari di quella passata che è stata straordinaria. Anche lui si sblocca alla fine, quando Djordjevic asciuga le rotazioni e la fiducia è totale.
Adams 6. Fa fatica e alla fine la panchina bianconera decide di rinunciare a lui dopo avergli date tante occasioni.
Hunter 7. Bene, anche se ha dato l’impressione di fare parecchia fatica con i giocatori che hanno più chili. Dà il meglio di sè in Europa, in Italia il suo rendimento è stato altalenante.
Weems 8. Giocatore che ha passato la stagione oscillando da l’essere un’ala piccola e un secondo lungo. Lui ha risposto presente trovando anche immediatamente la giusta forma dopo un infortunio arrivato proprio nei playoff. Nella serie finale con Milano ha sempre fatto la cosa giusta al momento giusto.
Teodosic 8.5 Un vero leader che in campo traduce tutto quello che il suo coach pensa e quando serve si mette pure a fare canestro togliendo le castagne dal fuoco ai compagni. Ha superato se stesso gettando nel gestino la carta di identità e scendendo in campo con grande energia.
Gamble 6.5 Non sempre perfetto, si becca una marea di critiche sui social. Lui risponde da professionista, ma si porta dietro il tallone d’Achille di non essere perfetto ai liberi.
Abass 7. Djordjevic gli dà spazio al momento giusto e lui, dopo mesi di balbettamenti, ripaga la scelta con una difesa solida e precisa, mettendo una discreta museruola alle bocche da fuoco milanesi.
Deri 6.5. In Italia va in campo solo 11 volte, ed è cercato dai compagni, a dimostrazione di quanto si sia fatto volere bene.
Nikolic 6.5 Un lungo infortunio alla spalla lo tiene a riposo per mesi. Lui si riprende e, insieme a Deri, svolge alla perfezione il suo ruolo di 13simo uomo.