Dov’era Lewis Ferguson nella notte del Da Luz? Facciamo prima a dirlo con una parola secca: dappertutto. Del resto a nessuno più di lui si addice l’etichetta di ‘tuttocampista’ che lo scozzese di Hamilton si è conquistato sul campo dall’alto delle sue 71 gare ufficiali giocate in maglia rossoblù.
Avrebbero potuto essere anche di più senza la rottura del crociato anteriore del ginocchio patita in quel funesto 13 aprile scorso in cui il mondo, in Bologna-Monza 0-0 di campionato, gli rovinò addosso togliendogli in un colpo sol l’ultimo tratto della volata Champions e l’Europeo di Germania con la sua nazionale. Una botta pazzesca, da cui Lewis si è ripreso con la forza del lavoro e la pazienza della formichina.
Col Lecce, lo scorso 2 novembre, il ritorno in campionato. Col Monaco, tre giorni dopo, il primo assaggio di Champions. Il 3 dicembre invece è arrivata la prima maglia da titolare, in Coppa Italia col Monza. Lecce, Monaco e Monza: tre sfide giocate tutte al Dall’Ara, sotto l’occhio amico del popolo rossoblù.
Mercoledì notte a Lisbona è stato diverso, perché nella bolgia del Da Luz in teoria era più facile perdersi. E invece no. Schierato nel cuore pulsante dei meccanismi di gioco di Italiano Ferguson ha offerto i primi lampi del calciatore che era prima dell’infortunio e che presto, anzi prestissimo, di sicuro tornerà.
Diga davanti alla difesa, regista, recuperatore di palloni, trascinatore dei compagni, perfino difensore aggiunto quando a due passi da Skorupski, al minuto 79, ha respinto di petto la conclusione a colpo sicuro di Amdouni (conservando la lucidità di portare entrambe le braccia al petto, onde tenere alla larga il rischio penalty).
Con la condizione che è apparsa in crescendo ora gli manca solo l’ultima tessera del mosaico che lo ha reso un centrocampista universale: gli inserimenti in fase offensiva, con annessa attitudine al gol. Ferguson ne ha firmati 13 nelle sue prime due stagioni in rossoblù. L’ultimo reca la data del 3 marzo, quando al Gewiss Stadium entrò nel tabellino, insieme a Zirkzee, del decisivo 2-1 con l’Atalanta.
Ora: per avvicinarsi all’area e fare gol bisogna agire in una zona del campo consona. E qui entra in gioco Italiano, che dovrà decidere quale ruolo ritagliargli. Verosimilmente il tecnico non lo allontanerà dall’area avversaria e la logica dice che potrebbe impiegarlo, come già faceva Motta, come fulcro centrale del tridente, ovvero alle spalle del centravanti, ruolo che però oggi interpreta bene Odgaard.
Ci sarà tempo e modo per pensarci: già a cominciare da domenica con la Fiorentina. Difficile che con i 90 minuti del Da Luz (dove era anche capitano) nelle gambe Lewis nel derby sia di nuovo titolare. Ma il momento della titolarità fissa in campionato non è mai stato così vicino.
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