Federico Ravaglia è entrato a Casteldebole nel 2013, a 14 anni, acquistato dal Progresso di Castel Maggiore dall’ex responsabile del settore giovanile rossoblù Daniele Corazza, padre di Tommaso: un migliaio di euro e una sacca di palloni, perché quello era ancora il Bologna di Guaraldi e il suo club di appartenenza si accontentò di poco (ma incassando poi il premio di formazione da 20mila euro all’esordio in serie A) pur di avverare il sogno di Federico di vestire la maglia rossoblù.
A Casteldebole Federico ha conosciuto e ricevuto i consigli di Gianluca Pagliuca. Il gatto di Casalecchio è stato l’ultimo portiere bolognese titolare dei rossoblù dal 2006: fino a ieri, perché ora Federico Ravaglia sta scrivendo la pagina di una nuova storia, scalzando Lukasz Skorupski, che pareva intoccabile.
Di intoccabili, però, per Thiago Motta non ce ne sono. Il tecnico lo ha fatto di nuovo. Migliorare i giocatori, scoprirli o scoprirne attitudini inesplorate è la sua specialità, lanciarli sta diventando la regola e Ravaglia è l’ultimo esempio. Eroe a San Siro, lui che un anno fa rientrò a gennaio dal prestito alla Reggina, in serie B, dove era finito in panchina. Ora è protagonista più che mai convinto: "Appena l’arbitro ha fischiato e Lautaro ha preso la rincorsa ho pensato di pararlo".
Finta a destra, tuffo a sinistra e rigore parato. Ma Ravaglia, a San Siro, nell’impresa rossoblù, ci ha messo i guanti più di una volta: su Klaassen, Frattesi e Dimarco, prendendosi rischi e forzando la costruzione dal basso nonostante il pressing interista, come richiesto da Thiago Motta.
E pure sul vantaggio interista, sul colpo di testa di Carlos Augusto non c’è arrivato per questione di centimetri. Un gigante e non solo per i suoi 196 centimetri di altezza. Fu lanciato da Sinisa Mihajlovic, il 13 dicembre 2020, all’interno di un Bologna in emergenza alla vigilia della sfida casalinga con la Roma.
"Ho lanciato Donnarumma a 16, non ho paura di schierare Federico, che ne ha 21, anche perché sui giocatori di solito ci vedo lungo", disse il Sinisa alla vigilia.
Cinque gol al passivo e via andare. E’ poi andato a Frosinone e Reggio Calabria per finire di farsi le ossa, dopo che già aveva maturato esperienze in C tra Sudtirol e Gubbio tra il 2018 e il 2020. E’ servito tempo. E’ servito pure Thiago e il suo staff, che hanno migliorato tanto anche con Skorupski. Lui di più e la fiducia di Thiago ha fatto il resto, con il contributo degli incroci della sorte.
Motta gli ha offerto una chance al Dall’Ara contro la Roma, partita in programma a un anno di distanza dalla scomparsa di Mihajlovic. Altra partita da protagonista, con due parate fondamentali su Belotti. Ravaglia ha chiuso un cerchio e spalancato le porte su un futuro nuovo e tutto da scrivere, confermandosi a San Siro, contro l’Inter di cui Pagliuca fu punto di riferimento tra il 1994 e il 1999.
"Sono senza parole, sono contentissimo, da bolognese quello che sta succedendo è stupendo e ancor più bello. Sono orgoglioso di noi, di un gruppo in cui tutti, quando abbiamo l’occasione, diamo un contributo".
Pure Ravaglia: "Ho deciso di rimanere come secondo in estate, ma vivendo ogni settimana come se dovessi giocare. Voglio continuare così. E ora testa all’Atalanta". Quella del portiere è una tradizione di famiglia, visto che il papà Leonardo gioca ancora (rigorosamente coi guantoni indosso) in una squadra amatoriale over 35 a San Pietro in Casale.
Altro crocevia per l’Europa per il Bologna. E per la titolarità, per Federico Ravaglia.
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