Ritrovate a Cagliari tracce confortanti di Bologna, nonché tre punti che pesano platino, adesso Italiano deve ‘ritrovare’ il Dall’Ara. Curioso che proprio nella stagione della transizione da un calcio all’altro, ovvero da Motta a Italiano, i rossoblù in queste prime 9 partite di campionato abbiano raccolto lontano da casa il doppio dei punti conquistati al Dall’Ara: 8 contro 4. Il totale fa 12 (e manca all’appello la sfida rinviata col Milan), che consentono già di approcciarsi al prossimo impegno casalingo con il Lecce col venticello in poppa di un ambiente più sereno. A patto, però, di sfatare il tabù vittorie al Dall’Ara.
Nove partite di campionato sono un segmento troppo corto per leggervi tendenze durature (anche per il lieve squilibrio tra le 5 gare giocate in trasferta e le 4 in casa). Resta il fatto che se la media punti/partita in trasferta, 1,6, oggi fa dei rossoblù la quarta squadra della serie A alle spalle di Napoli, Juventus e Inter la media punti/partita al Dall’Ara, pari a 1, colloca i ragazzi di Italiano al quindicesimo posto nella classifica del rendimento interno. Semplificando: in trasferta è un Bologna da Champions, in casa un Bologna da zona retrocessione. La scorsa stagione 41 dei 68 punti finali il Bologna li raccolse nelle 19 gare giocate al Dall’Ara, vero fortino pressoché inespugnabile (solo l’Inter scudettata fece meglio, con 46 punti). Quest’anno, invece, fin qui tra le cosiddette mura amiche solo arrivati 4 pareggi in campionato (con Udinese, Empoli, Atalanta e Parma) e uno in Champions League (con lo Shakhtar).
La vittoria interna, questa sconosciuta, in realtà era mancata anche all’ultimo Bologna di Motta, che pareggiò le ultime tre gare interne dello scorso campionato. Risultato: l’ultima gioia piena al Dall’Ara risale all’1 aprile, col 3-0 calato in faccia alla Salernitana. Calcolatrice alla mano, sono trascorsi sette mesi.
Dopodiché trovare il perché di questo rendimento double-face non è semplice, a meno di non ricorrere alla spiegazione, non priva di fondamento, di un gruppo che essendosi messo alle spalle una stagione praticamente irripetibile quando gioca davanti al proprio pubblico avverte la pressione psicologica di essere all’altezza del confronto col passato.
Difficile però trovare una continuità di motivazioni tecniche, al netto dei cinque segni X, nelle partite fin qui giocate al Dall’Ara. Con l’Udinese (1-1) è stata una fiera dello spreco, con l’Empoli (1-1) ha pesato una prestazione offensivamente povera, con l’Atalanta (1-1) il pari è arrivato dopo un gran primo tempo e un secondo giocato in trincea per via dell’inferiorità numerica, scenario che si è ribaltato col Parma (0-0), quando un tempo abbondante in undici contro dieci non è bastato a scalfire il muro dei ducali. Con lo Shakhtar, infine, partita sempre in pugno ma troppe occasioni da gol sprecate. Il totale fa la paura di volare in casa. Un nemico da sconfiggere in fretta.
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