In libreria l’epopea tricolore. Ronzulli, il settimo scudetto con gli scatti di Breveglieri

Dal Paradiso alla Champions è il tema affrontato dai ’moschettieri’ Cucci,. Marchesini e i due Bortolotti.

Ronzulli, il settimo scudetto con gli scatti di Breveglieri

Ronzulli, il settimo scudetto con gli scatti di Breveglieri

Certe emozioni sono così rare che si vorrebbe non finissero mai. L’emozione del cammino verso la qualificazione alla Champions League dell’ultimo Bologna rimanda alla cavalcata tricolore del 1963-64. E due libri, usciti in queste settimane, gettano simbolicamente un ponte tra due Bologna che hanno fatto sognare i tifosi. Più sogno ad occhi aperti della vittoria di uno scudetto sarebbe difficile da immaginare. Il settimo tricolore messo in bacheca sessant’anni fa è un cammino nella gloria, nonché nel furore della battaglia senza esclusione di colpi per il cosiddetto scandalo doping, che ha ripercorso con penna elegante Dario Ronzulli nel volume "1964. Fotostoria di uno scudetto" edito da Minerva (224 pagine, 18 euro). Ronzulli, che nel 2022 aveva già dato alle stampe, sempre per Minerva, la biografia del leggendario ct Vittorio Pozzo, stavolta racconta la stagione irripetibile del Bologna di Bernardini attingendo agli scatti di un monumento della fotografia come Walter Breveglieri. Da Bulgarelli a Dall’Ara, da Pascutti a Nielsen, passando per tutti i volti degli eterni ragazzi, oggi quasi tutti scomparsi, che il popolo rossoblù ha eletto a eroi, il racconto di Ronzulli, nel fare cronaca, tocca le corde del cuore. Un ponte lungo sessant’anni, si diceva.

E allora ecco "Bologna 1964 in paradiso, Bologna 2024 in Champions" (Gianni Marchesini Edizioni, 19,90 euro) un libro scritto a quattro mani: e che mani. Parliamo di Italo Cucci, Gianni Marchesini, Adalberto e Alberto Bortolotti: messi assieme fanno duecento anni di narrazioni rossoblù. Nelle 176 pagine i cantori del Bologna che fu e di quello dei giorni nostri raccontano di due squadre che hanno un doppio denominatore comune: due allenatori originali, come Fulvio Bernardini e Thiago Motta, e un calcio moderno e sfavillante che ruba l’occhio dei tifosi e degli addetti ai lavori. Dimostrando che anche nel calcio Bologna sa essere laboratorio del nuovo (e del bello) che avanza.

m. v.

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