Bologna, 10 settembre 2024 – "La mia vittoria coincide con la mia sconfitta. Questa è la sintesi della mia prima partecipazione alle Paralimpiadi".
Valentina Petrillo, 50 anni, si è sentito al telefono con zia Betta – "una parente acquisita, alla quale sono molto affezionata, originaria di Tolentino" – si affida all’arte del paradosso per spiegare cosa stia provando in questo momento. Valentina, a Parigi, era la prima atleta transgender ai Giochi. "Mi avevano accusato di avere dei vantaggi, perché una volta ero un uomo. Credo che la mia sconfitta, nel senso che non ho vinto medaglie, sia la mia più grande vittoria. Ho dimostrato di non avere vantaggi. Non ho portato a casa medaglie, non avevo dunque vantaggi particolari. Ma avevo diritto di prendere parte alla competizione, perché rispettavo tutti i parametri".
La vittoria di Valentina, ipovedente, che gareggia con i colori della Pontevecchio Bologna, in realtà ha una valenza mondiale. Ha aperto un varco. E adesso, a Los Angeles 2028, alla prossima edizione, conta di non essere più l’unica.
Valentina nasce come Fabrizio a Napoli nel 1973. Nel 1994 arriva a Bologna: la sindrome di Stargardt prende il sopravvento da quando è minorenne, diventa ipovedente. Così studia all’istituto Cavazza di Bologna, dove vive tuttora (lavora a Casalecchio). Si sposa con Elena, ha un figlio di nome Lorenzo e, sette anni fa, fa coming out. Dall’anno scorso è Valentina a tutti gli effetti.
Valentina, come si sente?
"Stanca, svuotata. Come se avessi fatto un trasloco mentale. Per quattro anni ho inseguito un obiettivo. Adesso che è tutto finito, resta la stanchezza".
Ma com’è finita?
"Bene, benissimo. Record italiano nei 400, qualche rimpianto nei 200, soprattutto perché è stata annullata la prima prova nella quale avevo fatto registrare il miglior tempo di reazione. Ma correre davanti a 90mila persone, allo Stade de France è stato incredibile. La spinta della gente".
L’hanno cercata un po’ tutti.
"Sì, l’Equipe, il Daily Mirror, il Times".
Come si è sentita?
"Ho trovato tanto affetto da inglesi, tedeschi, giapponesi, brasiliani".
Non tutti gli inglesi, però.
"Già, J. K. Rowling".
L’autrice di Harry Potter.
"Non ho mai letto nulla sul maghetto. Lei, però, e non capisco il motivo, è transfobica. Non facciamo nulla di male".
Vie legali contro J. K.?
"No, solo un consiglio. Impieghi il suo tempo in modo migliore. E’ una scrittrice di successo. Si occupi di Harry Potter".
Già, ma gli haters…
"Non sono mancati, lo so. Ma a Parigi, proprio perché era la conclusione di un percorso durato 4 anni, ho cercato di estraniarmi. E pensare solo alla corsa".
E adesso?
"Vedremo se sarà il caso di denunciare chi è andato oltre le critiche. Il mondo dell’online è difficile da individuare. Ma un segnale va dato. Sono una persona, come tante altre. Le parole possono fare male, ferire".
Lei, però…
"Vado dritta per la mia strada. Non ho vinto in gara, ma ho vinto in un altro modo".
Suo figlio Lorenzo, però, le aveva chiesto una medaglia.
"Non ci sono riuscita. Ma ho fatto il massimo. Io, però, la mia medaglia ce l’ho".
In che senso?
"A Parigi c’erano Lorenzo, Elena la mia ex moglie. Sua figlia. Mi sono sentita bene. Lorenzo, che è l’unico che può chiamarmi papi, ha un papà particolare. Spero solo di aver seminato più libertà. Adesso ci sono altre barriere da superare".
Quali?
"Quelle burocratiche. In alcuni contesti Fabrizio non c’è più, ma nemmeno Valentina. E mi trovo in difficoltà, magari per una visita medica".
Storie d’amore?
"Le ho trascurate per le Paralimpiadi. Adesso mi riapro alla vita. Ho rotto gli argini, guardo avanti con fiducia".
Los Angeles?
"Avrò quattro anni di più. Qualificarsi non sarà semplice. Ma so di poter limare ancora qualche decimo di secondo. Proviamoci".
E il presente?
"Mi aspettano domani alla festa dell’Unità di Bologna. Racconterò la mia storia, che è anche un docu-film girato da Elene Mereghetti – ‘5 nanomoli. Il sogno olimpico di una donna trans – e cercherò di far capire le emozioni vissute al Villaggio Olimpico. E’ stata una cosa pazzesca. Nel Villaggio Olimpico mi sono sentita accettata da tutti".
Con buona pace di J. K. Rowling.
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