Tassi
ens, we can". Con Odgaard si può fare. Il tifo rossoblu ha già coniato il suo slogan dopo la vittoria in trasferta a Cagliari propiziato dal secondo gol del danese.
Il vichingo che non perde il sorriso neppure quando incassa botte assassine è un ottimo simbolo del Bologna che cresce. E quei suoi colpi di biliardo, che lui festeggia con una finta mazza da baseball, sono già virali nelle chat degli appassionati.
Ma perché il Bologna vince due volte in trasferta e sfiora il colpo pure a Genova, mentre in casa si ferma al pareggio?
Perché lontano dal Dall’Ara la squadra del commissario Italiano-Montalbano sente meno pressioni, non deve per forza fare possesso di palla e governare la partita. Così può mettere in difficoltà l’avversario con pressing alto o lanci lunghi per il contropiede. La formula tattica, con Odgaard alle spalle di Castro, ha presto monetizzato questo nuovo atteggiamento, con vantaggi evidenti anche per Orsolini.
Ma in casa, contro avversari chiusi o barricati nelle loro strette linee, serve qualcosa di diverso. In altre parole Italiano deve trovare il modo di far convivere Odgaard e un vero trequartista. In attesa di Ferguson, premono Pobega, Fabbian e Urbanski. Giocatori troppo preziosi per tenerli parcheggiati in panchina.
E allora come risolvere il dilemma? Rilancio l’idea del 3-5-2 con Posch-Lucumi-Beukema in difesa, Orsolini e Ndoye esterni a tutto campo e poi il trio centrale Freuler- Moro-Ferguson (o chi per lui) dietro le due punte Castro e Odgaard.
Mi sembra un Bologna fortemente votato all’attacco, ma anche equilibrato nel suo assetto centrale. Una squadra capace di cantare e portare la croce, con tante frecce al suo arco per una partita di dominio, ma anche per una solida gestione della palla quando serve allentare i ritmi. A cominciare dalla sfida con il Lecce questa può essere la via per ritrovare i tre punti anche al Dall’Ara. Jens, we can.
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