GIANMARCO MARCHINI
Sport

Il Bologna ritorna sulla terra. Troppo Monaco, il cuore non basta. Così la Champions diventa crudele

Un gol di Kehrer al 41’ della ripresa condanna la squadra di Italiano alla terza sconfitta di fila in Europa. I rossoblù lottano, ma non segnano mai. I playoff sono una chimera: ora la testa va alla gara con la Roma.

Troppo Monaco, il cuore non basta. Così la Champions diventa crudele

Un gol di Kehrer al 41’ della ripresa condanna la squadra di Italiano alla terza sconfitta di fila in Europa. I rossoblù lottano, ma non segnano mai. I playoff sono una chimera: ora la testa va alla gara con la Roma.

Come la più severa delle maestre, la Champions impartisce una lezione al Bologna: a forza di non segnare mai, prima o poi il modo di perdere la partita, lo trovi. E con quella di ieri sera contro il Monaco, fanno tre sconfitte di fila. Tre schiaffi che svegliano i rossoblù e li riportano sulla terra. Un punto in quattro giornate sa di sentenza, è un termometro che difficilmente può dire il falso: questa Europa è troppo grande per questa squadra, che ha le basi per poter diventare anch’esse grande, magari un giorno, ma non oggi e nemmeno domani.

Come con Liverpool e Aston Villa, i rossoblù non sfigurano, restando aggrappati alla partita quando la clessidra era quasi finita. Ma come ad Anfield e al Villa Park, Italiano non riesce a spremere la miseria di un punto. La realtà è dura, ma va accettata: nel mare aperto di questa Champions, ci sono pesci troppi grossi da affrontare. E il Monaco fa parte di questa specie. Fisicità pazzesca, per i biancorossi del Principato: una differenza di stazza e di tecnica per lunghi tratti abbagliante. Una superiorità generale che rischierebbe di trasformare la partita del Dall’Ara nel remake calcistico di ‘Space Jam’, se non fosse che gli umani rossoblù riescono a contenere con il cuore e la testa gli extraterrestri francesi quasi fino alla fine. Si arrendono a tre minuti dal gong, Freuler e compagni, puniti sugli sviluppi di un corner da una beffarda zampata sotto porta di Kehrer, giovanissimo capitano di una squadra imbottita di muscoli e talento.

Peccato, davvero, perché i ventiseimila cuori rossoblù si meritavano una gioia. Peccato perché la partita era stata preparata bene, con Italiano che, dopo la doppia vittoria in campionato con Cagliari e Lecce, puntava ancora sul 4-2-3-1, ritoccato solo in alcuni intrepreti: fuori gli stanchissimi Orsolini e Odgaard, per Iling-Junior e Fabbian, con quest’ultimo migliore in campo per verve e applicazione. Categoria: il ragazzo si farà anche se ha le spalle strette.

Peccato soprattutto soprattutto perché il Bologna nella ripresa era stato capace di avere il controllo della partita, dopo un primo tempo di trincea vera, con il Monaco che sbucava da ogni dove, ispirato dalla classe cristallina di Akliouche e Ben Seghir, sempre pronti ad armare Embolo. Il gigante svizzero firma la prima grandissima occasione del match, quando al 15’ con una veronica irride il raddoppio di Beukema e Lucumi: ma il suo tiro viene deviato da un miracoloso Skorupski sul palo. Lo stesso portiere polacco pochi minuti dopo si fa segnare in testa da Singo, ma l’ex Toro si aiuta con un braccio e l’arbitro Aghayev annulla dopo invito del Var al monitor. Passata la paura, il Bologna comincia a carburare con le idee, e troverebbe anche il gol, sul finire di primo tempo, se non fosse che il destro di Santi Castro viene vanificato dal fuorigioco di Ndoye. E’ uno dei pochi lampi, là davanti. Dallinga entra e nessuno se ne accorge. Troppo poco da tutti. Zero gol non a caso, verrebbe da dire.

E’ vero, i playoff sono ancora alla portata sulla carta: ci sono sei squadre sotto il Bologna, ferme a zero punti. Ma più che guardare avanti o indietro, i rossoblù ora devono guardare la realtà: la sfida di domenica in casa della Roma. Fine dei sogni.

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