ALESSANDRO GALLO
Sport

Fultz L’hippie che infiamma il PalaDozza

John e e il ’Barone’ Schull negli anni Settanta trasformano il derby in una partita speciale. Ci ha lasciato nel gennaio 2023

John e e il ’Barone’ Schull negli anni Settanta trasformano il derby in una partita speciale. Ci ha lasciato nel gennaio 2023

John e e il ’Barone’ Schull negli anni Settanta trasformano il derby in una partita speciale. Ci ha lasciato nel gennaio 2023

Gli Stati Uniti, la Route 66, la cultura hippie e i canestri d’oltreoceano. C’è stato un momento nel quale, tra gli anni Sessanta e Settanta, la percezione degli States era questa. E se nel cinema i volti erano quello segnato di John Wayne o quello camaleontico di Marlon Brando, nei canestri, c’era un nome su tutti, John Leslie Fultz, che era nato a Boston il 20 ottobre 1948.

Tre stagioni in Virtus, dal 1971 al 1974 con 70 presenze e 1.898 punti. Per lui la storica Coppa Italia del 1974, una moglie, Caterina e un figlio, Robert (nato a Lisbona), che avrebbe poi giocato nella Fortitudo.

Una, due, mille storie si intrecciano attorno a questo eterno ragazzo scomparso troppo presto, nel gennaio 2023. Dici John e pensi ai tanti soprannomi, da Kociss a Gionmitraglia. Senza dimenticare la storica rivalità con Gary Schull. Il ‘Barone’ che in via San Felice giocava a fare il cowboy, mentre aveva sangue indiano nelle vene. La parte dell’indiano (d’America) toccava a John, da qui il soprannome Kociss, per la fascetta bianca a tener ferma una cascata di capelli corvini e per quel taglio degli occhi…

Primi anni Settanta: il PalaDozza è mezzo pieno. Forse sarebbe meglio dire mezzo vuoto. Il derby Virtus-Fortitudo c’è. Ma nella testa dei (pochi) tifosi ci sono le battaglie della Sala Borsa. Quelle tra Virtus, Gira, Moto Morini, Oare. Poi, appunto, Fultz. John Kociss da un lato, Gary Baron dall’altra. Al palazzetto di Piazza Azzarita cominciano a vedersi gli assi di altri sport. Da Giacomino Bulgarelli, storico capitano del Bologna e testimone dell’ultimo scudetto (quello del 1964) ad Alberto ‘Toro’ Rinaldi, uno che con una mazza (da baseball) ha fatto fortuna negli States.

Comincia anche la passerella di ‘belle donne’ (in barba al politicamente corretto di questi anni): al palazzo una giovanissima e affascinante Gloria Guida.

John non arriva a due metri. Ma oltre a essere una straordinaria macchina da canestri, conquista rimbalzi a valanga. E’ una Bologna aperta, soprattutto di notte. John ha il fascino del giovane (e bello) hippie e racconti che nessuno è in grado di fare. In una partita ha stoppato tre volte Julius Erving, che sarebbe poi Doctor J, non ancora stella dei Sixers, ma l’uomo che veleggia ben prima di Micheal Jordan. La storia di John, poi, comincia ad avere incroci con altri personaggi che vedremo in maglia bianconera. L’avventura europea di Fultz comincia a Varese, come straniero di coppa, dove lo vuole un santone del calibro di Aza Nikolic. E se la rigida visione dei canestri del professore di Sarajevo si sposa con la mentalità di ‘figlio dei fiori’ di John, significa che Fultz deve essere davvero forte. Prima di sbarcare in Italia, però, John si scontra con la dura realtà Nba. E’ nel giro dei Lakers. Ma alla fine non se ne fa nulla, perché a Los Angeles si fa le ossa Jim McMillian, che vedremo a Bologna alla fine degli anni Settanta. John in alcune partite va meglio di Jimmone e non capisce per quale motivo McMillian dovrebbe guadagnare più di lui.

I due, però, si stimano e sono amici, al punto che John, dopo una partita, ammetterà: "Ho fatto un sacco di punti. Ma conosco la dedizione di Jim per la difesa. Credo che abbia voluto farmi fare bella figura".

Figura o meno, John prende la via dell’Italia. Prima Ignis, poi la Virtus, dove tiene a battesimo il primo Dan Peterson ed esalta i giovani Gigi Serafini e Gianni Bertolotti. Un anno, con 651 punti, vince la classifica dei cannonieri. E arriva appunto la Coppa Italia in un momento delicato. Con Porelli i rapporti sono po’ ruvidi. L’avvocato lo multa di 500 dollari che nella prima metà degli anni Settanta, al di là del cambio attuale, sono una bella cifra. Deve mettersi in mezzo Peterson: multa sospesa perché John, comunque, segna valanghe di punti e al PalaDozza ormai si fa la fila e gli abbonamenti vanno a ruba per vedere Kociss e la sua fascetta bianca.

Getta le basi per lo scudetto, John, solo che non fa in tempo a raccogliere i frutti. Peterson vorrebbe confermarlo in quel 1974 dopo la Coppa Italia. Ma grazie ai buoni uffici di John McMillen c’è la possibilità di portare in bianconero il califfo Tom. Trattativa lunga e laboriosa, che si consuma sulle tribune di Wimbledon, in occasione del celebre torneo di tennis. A John viene chiesto di aspettare. Ma poi, Tom, firma. E un anno dopo, con l’avvento di Driscoll, sarà scudetto. "Sono convinto che ci sarei riuscito pure io", dice Gionmitraglia, che nel frattempo finisce in Svizzera, con la maglia del Viganello.

Continua a giocare e a segnare valanghe di punti fino a cinquant’anni. Gioca nella Sklero al fianco di Villalta, allena, scrive una brillante biografia. E gira con la sua fedele moto. Scrive una toccante poesia "Il falco senza paura", che il figlio Robert legge, commosso, il giorno del suo addio. Ci lascia il 13 gennaio 2023, troppo presto. Ma la sua leggenda è appena cominciata. Tanto che c’è un campetto (un playground) all’ombra delle Due Torri che porta il suo nome.

(53. continua)

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