Italo Cucci
Dopo il lockdown, quando risalendo la china ha cominciato a raccogliere successi, ho scritto del "Milan di Pioli e Ibra" che detto adesso - dopo la batosta inflitta dallo svedese al Bologna nella "prima" di campionato - sembrerebbe una banalità. Non lo era. Non lo è.
Il fronte intellettuale del calcio attendeva a braccia aperte Rangnick che di Ibrahimovic non voleva neppure sentir parlare: vecchio, umorale, incline all’anarchia, peggio ancora, indipendente; quanto utile - dico io - se non indispensabile, quando incontra un allenatore intelligente. E ne ha avuti anche in Italia, a partire da Capello.
Unica eccezione Guardiola, quello che s’è fatto un certo numero di nemici fra i migliori calciatori del mondo, Ibra in testa (per curiosità Vidal, Mandzukic, Schweinsteiger, Eto’o, Yaya Tourè e Gotze, il match winner del mondiale brasiliano). Per capirci, come se uno non volesse in squadra Robi Baggio...
Io poi non mi riferisco al bomber tout court, all’atleta poliedrico e acrobatico, ma all’allenatore in campo.
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