David Colgan, sempre lui. L’ha rifatto e, nonostante sia più ‘vecchio’, si è addirittura migliorato rispetto all’edizione del 2022. Cos’ha fatto David? Ha partecipato al triathlon delle Hawaii, quello che viene chiamato anche Ironman o, se preferite, il campionato del mondo di triathlon. E David, che ha 43 anni, ha chiuso le sue fatiche – di corsa, in acqua e in bicicletta – nel tempo di 9.49.23. Limando altri tre minuti al record precedente. Questo risultato gli ha permesso di chiudere al settantottesimo posto nella categoria 40-44 anni e in posizione numero 513 sui 2.287 partecipanti. Considerando che si tratta di un amatore, che divide la passione del triathlon con la quotidianità del lavoro, è un risultato eccezionale.
A dispetto del cognome, David è bolognesissimo. Papà Stephan James è nato in Inghilterra da genitori irlandesi. David, invece, è nato all’ombra delle Due Torri, è cresciuto a San Lazzaro, abita a Ozzano e fa parte dell’Atletica Castenaso (nonché del Bushido Tri&Run) per marcare, una volta di più, il legame con il territorio. Questa volta mamma Paola (Giovannini) è rimasta a casa: David, che è fidanzato con Debora, è stato seguito dal fratello minore, Andrea James, che già lo aveva affiancato in occasione del Passatore (c’è un terzo fratello, il maggiore, che risponde al nome di Patrick). David, non dimentichiamolo, ha vinto la maratona di Bologna e, dopo questo successo, ha prestato il suo volto per una campagna di solidarietà nei confronti dell’Opera Padre Marella.
Centonovantadue centimetri per 76,5 chili, per limare minuti e migliorare, David si sottopone a un regime alimentare particolare – sotto controllo medico – per avere a disposizione una ‘macchina’, il suo corpo, che risponda nel migliore dei modi.
"Brucio molte calorie – se la ride David – e sono seguito da un team molto bravo gestito dal dottor Lorenzo Bergami di Strategic Nutrition. Insieme abbiamo sviluppato tutte le strategie alimentari e di integrazione che per questo tipo di gare sono fondamentali".
E dopo questa gara, qual è il prossimo obiettivo? In questo caso, la risata di David, è ancora più fragorosa e contagiosa. "Recuperare tutte le energie spese. E godermi la gioia di aver completato questa prova".
Torna sulla gara, David che, appunto, ha chiuso in meno di dieci ore, con il sorriso sulle labbra. Nonostante l’inizio di questa avventura fosse stato… discutibile.
"Il viaggio è partito un po’ in salita perché a causa di un ritardo a Bologna abbiamo perso l’imbarco delle valige. E la bici è arrivata due giorni dopo qui a Kona, quindi momenti di tensione e nervosismo che non fanno mai benissimo prima di una gara del genere. Quest’anno ero accompagnato da mio fratello Andrea James che mi ha seguito anche nell’esperienza del Passatore!".
Esperienza speciale. "Incredibile su quest’isola. Volevo dare il massimo che avevo, evitando di star male o finire molto provato. Per un atleta amatoriale è una sfida nella sfida perché non si ha il tempo materiale di acclimatarsi a queste temperature e umidità (30 gradi e picchi da oltre 80 per cento di umidità) e un fuso orario di 12 ore. Conta molto l’esperienza e sapersi gestire e modulare un po’ lo sforzo in base alle sensazioni".
E la gara? "La mia segue un po’ sempre le stesse regole, non essendo un gran nuotatore parto cercando di evitare sforzi esagerati a nuoto, per poi crescere d’intensità in bici e successivamente di corsa dove ultimamente, grazie anche alle mie esperienza da ultra maratoneta, riesco a recuperare molte posizioni".
Il futuro, dopo tre Ironman, è un’incognita. A 43 anni, senza rinunciare al triathlon, David si vede più come allenatore e preparatore.
"Mi piacerebbe che questa esperienza fosse vissuta da un altro triatleta. Mi accontenterò di dare consigli. Anche se questo non significa che smetterò con il triathlon".
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