Bologna, 12 dicembre 2023 - “Amici sportivi e non sportivi, buonasera”. Sì, se chiudete gli occhi vi sembra di sentire in lontananza la voce di Dan Peterson. Ma in Sala Borsa, prima dell’ora di cena, la sagoma (e l’accento) inconfondibile di Dan si fa largo insieme con la moglie Laura.
Dan è a Bologna per presentare il volume ‘Gianluigi Porelli, L’avvocato dei canestri’ (140 pagine, Minerva Edizioni). E che sia un evento speciale lo si intuisce da un personaggio che sceglie una posizione defilata, in seconda fila.
E’ qui per Peterson e per l’avvocato Porelli, il suo nome è Ettore Messina. Non parla, Ettore, ma ci sono le parole sulla quarta di copertina del volume che lo fanno per lui. Perché le parole scelte sono proprio quelle di Ettore “Per noi è stato un padre/insegnante preciso e instancabile, un innovatore e un sognatore”.
C’è Messina, ma nel gioco delle “carrambate” si staglia la figura di Marco Bonamico. Abbandonato per un giorno l’appellativo di ‘Marine’, Bonamico si presta a fare l’autista. E’ lui che accompagna Peterson da Milano a Bologna, con la complicità di Laura, che sarebbe poi la signora Peterson.
Tra i capelli bianchi e una statura imponente, c’è quella di Renato Villalta, che Peterson allenò per due stagioni, 1976/77 e 1977/78. Il caso volle che Renato, che era stato pagato dall’Avvocato 400 milioni di vecchie lire, esplodesse in bianconero un anno dopo.
Quando Peterson era andato a Milano e, nella finale scudetto, incassò un netto 2-0. Per i canestri di un Villalta tirato a lucido da coach Terry Driscoll. “Sono arrivato a Bologna da bravo dilettante nel 1973. Cinque anni più tardi, quando partii per Milano, ero un umile professionista”.
Non ha studiato all’Università di Bologna, Dan, ma ha fatto di meglio. “Ogni anno con l’Avvocato - racconta è stato come un master ad Harvard. Mi ha insegnato tutto, economia, marketing, comunicazione”.
Non sempre tutto bene tra i due. “Cinque anni - se la ride Dan - e ogni anno un momento di crisi. Come quando mi spiegò cosa potevo e dovevo dire. Arrivò in sede, un giorno, piuttosto arrabbiato con un giornale tra le mani. Dan, hai detto questo? Certo gli risposi. Tu non puoi dire certe cose, il suo monito. Che ho seguito”.
Come quella volta che Porelli multò John Fultz. “Stava andando tutto bene - dice Peterson -. Ma voleva fare 500 dollari di multa a Fultz che in quel 1974 erano un’enormità. Gli proposi di multarlo il lunedì, perché John non giocasse depresso. La società prima di tutto, rispose. Vincemmo e John giocò bene”.
Le guerre di Porelli, verrebbe da dire. “Nel 1976/77 stava andando tutto bene. Lui fece causa a Vinci e Coccia, ovvero Federbasket e Lega Basket. Mancava solo che citasse Onesti del Coni, poi ce la saremmo presa con tutti. Anche in quel caso una lezione. Coach, ci sono guerre che devi combattere anche se sai che alla fine perderai”.
Lezioni di vita per Peterson che riassume così la figura dell’avvocato. “Un uomo pratico, che pensava in grande. Un dirigente con i piedi per terra che sapeva volare sopra le nuvole”. Tanta gente, si diceva, per il libro sull’Avvocato Porelli.
Sul palco, gli interventi dell’assessora allo sport Roberta Li Calzi e dell’editore Roberto Mugavero, le cui parole si mescolano a quelle di Alberto Bortolotti, che conduce la serata e di Cesare Mattei, presidente della Sef Virtus.
Con loro anche Bruno Micolano (ex presidente Sef), Giuseppe Sermasi (presidente sezione scherma Virtus), Daniele Fornaciari (presidente Fondazione Virtus), Achille Canna (ex giocatore e dirigente), Gigi Terrieri (storico speaker bianconero), Alessandro Crovetti (ex Lega Basket), Massimo Zanetti, Luca Foresti, Paola Modafferi, Paola Vicinelli (ex Lega Basket), Loretta Lanzoni (ex Lega Basket), Maurizio Bezzecchi (Lega Basket), Dino Costa (ex dirigente), Giorgio Bonaga (ex giocatore), Giorgio Moro (ex preparatore atletico), Pietro Maresca (dirigente Virtus tennis), Davide Grilli, Ester Balassini (dirigente Fidal provinciale), Paolo Francia (giornalista ed ex presidente Virtus), Maurizio Roveri, Marco Tarozzi e Matteo Airoldi (giornalisti).
Tutti pronti a ricordare la grandezza dell’Avvocato, senza dimenticare, però, una presenza insostituibile. Quella della moglie Paola.