MARCELLO GIORDANO
Sport

Da Dominguez a Casale: tutti titolari. La forza del gruppo vale il sogno

Italiano ha saputo coinvolgere l’intera rosa, cambiando moduli e ruoli: così veterani e giovani lo hanno seguito .

L’esultanza di Santiago Castro con i compagni dopo l’1-1 al Milan (Alive)

L’esultanza di Santiago Castro con i compagni dopo l’1-1 al Milan (Alive)

Da Casale a Dominguez, da Cambiaghi a Fabbian, da De Silvestri a Holm al ritrovato Ferguson: gerarchie girevoli a Casteldebole. Tutti indispensabili, felici, con il sorriso e decisivi, altro che seconde linee e problemi di turn over e musi lunghi. Quello che altrove è utopia, motivo di discussioni e accuse, a Bologna è realtà. Ecco l’isola felice di Vincenzo Italiano, ma pure di Thiago Motta prima di lui: segno che prima ancora della guida tecnica, il manico arriva dall’impostazione dirigenziale e dalla capacità della squadra mercato di acquistare giocatori forti e con le caratteristiche caratteriali e umane adatte alla costruzione di un gruppo e di una squadra.

A Napoli e in casa Inter le polemiche riguardano il fatto che i club non abbiano seconde linee adeguate. Polemiche scaturite dopo il loro impiego, perché prima ancora si accusavano i tecnici di impiegare sempre i titolarissimi.

Stesso discorso in casa Fiorentina, per non parlare del Milan. In casa Juventus, invece, il problema è opposto: Motta cambia sempre l’undici titolare e i capitani, non ha un undici titolare, cambia ruolo ai giocatori. Polemiche dimentiche del fatto che questo accadeva anche un anno fa a Bologna, nel corso della cavalcata Champions. E a Bologna, Italiano ha moltiplicato tutti questi fattori: fattori vincenti però, al contrario che altrove. L’undici titolare è sempre un rebus, tra Parma e Milan il tecnico ha cambiato 6 interpreti e non è la prima volta. Ha cambiato moduli, è partito dal 4-3-3 è arrivato al 4-2-3-1, Pobega e Fabbian sono stati mezzali e trequartista, l’ex Milan è diventato mediano. Odgaard era un esterno ed è il miglior trequarti che i suoi schemi possano immaginare, Ferguson da trequartista incursore con il vizio del gol diventato un mediano al servizio della squadra. Ndoye giocava solo sulla linea laterale e ora è un attaccante esterno da 6 reti. Tutti coinvolti, tutti partecipi: con questa filosofia il Bologna e Italiano moltiplicano forze e punti.

Pure Dallinga, che resta comunque un passo indietro c’è: dopo le difficoltà di inizio stagione, ecco quelle fisiche, per un problema che riguarda la zone di addome e adduttore. Eppure è subentrato da infortunato facendo un egregio lavoro col Milan e rialzando il baricentro per la sfuriata finale, anche se ovviamente sta rendendo ancora sotto quelle che erano le attese (anche dettate dall’esborso economico) iniziali. De Silvestri ha 35 anni e intende andare avanti: anche perché ogni volta che gioca i 3 punti sono garantiti (8 vittorie un pari in 10 presenze da titolare e scusate se è poco). Casale, tra i più discussi in avvio, è ora un serio rivale per Lucumi. Pareva destinato alla titolarità a Parma, Italiano se lo è tenuto per il big match ed è stato tra i migliori. E che dire di Dominguez: "E’ un acquisto di prospettiva, siamo pronti ad aspettarlo", disse Di Vaio in sede di presentazione. In sei mesi si è preso il Bologna, come ha fatto Castro. Ma pure Holm è passato da terzo terzino a titolare, Cambiaghi e Ferguson sono rientrati da infortuni gravi con una naturalezza inaspettata. Gioventù affamata, esperienza non appagata. Il Bologna è l’eccezione che conferma la regola tutti per uno e uno per tutti: per davvero.

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