Tre anni fa solo pochi centesimi di secondo le impedirono di prendere parte a quella che sarebbe stata la sua prima Olimpiade. Costanza Cocconcelli detta Costy non si è demoralizzata. Ha continuato ad allenarsi, alternando la piscina allo studio di Scienze Politiche – "non è facile portare avanti entrambi i progetti, ma non ho mai mollato" – e, adesso, è pronta a raccogliere i frutti di questo impegno. Forse non arriverà la medaglia, ma prender parte ai Giochi di Parigi è qualcosa di assolutamente unico. Che la rende scherzosamente superiore a mamma (Greta) e papà (Mirko) che hanno ottenuto ottimi risultati con la pallanuoto. Ma che i Giochi non li hanno mai visti, se non da spettatori.
Costanza, cominciamo dall’inizio.
"Sono nata a Bologna il 26 gennaio 2002".
E subito è finita in acqua.
"Mamma e papà hanno giocato a pallanuoto".
E lei?
"Mai fatto. Non mi hanno spinto, però il richiamo dell’acqua era forte. Ho cominciato a nuotare".
E adesso?
"Si va a Parigi".
Specialità?
"Sicuramente i 100 delfino. Poi vedremo le staffette. Nel caso, sono pronta".
Quando parte?
"Credo il 23. Tre giorni più tardi la prima gara".
Tokyo 2020?
"Mancata per un soffio. Adesso si corona un obiettivo".
Cosa sono per lei i Giochi?
"Qualcosa di incredibile. Un sogno che si avvera. Un’emozione enorme".
Obiettivo?
"Prima di tutto divertirmi. I Giochi sono un qualcosa che ti capita una volta nella vita. Se sei fortunato, magari, anche due o tre volte. Ma già esserci…".
Dica la verità: ha preso in giro mamma e papà.
"No, perché dovrei?".
Loro ai Giochi…
"Non ci sono andati. Ma sono i primi a essere felici di quello che ho combinato. Credo che siano orgogliosi del mio percorso. Come io lo sono per quello che mi hanno permesso di fare in tutti questi anni".
Costy la stakanovista, si diceva. Per la sua predisposizione a fare praticamente tutte le gare.
"Vero, in passato è stato così. Ora è cambiato qualcosa. Per provare a staccare il pass per i Giochi ho tagliato qualcosa dal punto di vista della quantità, cercando di far prevalere la qualità. I risultati mi hanno dato ragione e, per questo, sono contenta".
Se le diciamo Giochi e medaglie?
"Rispondo che è qualcosa di inverosimile".
Pessimista o scaramantica?
"Direi più che altro realista. Se ci sarà l’occasione, ovviamente, cercherò di prenderla al volo. Intanto, però, gli obiettivi sono altri".
Quali?
"Ho detto che voglio divertirmi e voglio godermi questa esperienza. Ma so anche che non vado a Parigi per gioco. Ci vado al termine di un percorso che mi ha portato ad allenarmi tutti i giorni. A fare sacrifici e rinunce".
Sarà contenta se…
"Se, come spero, riuscirò a migliorarmi. Se questo, poi, significhi arrivare in zona medaglia, non lo so. Sono concentrata su me stessa: voglio crescere e limare qualche altro centesimo. Poi vedremo quello che accadrà. Se ci saranno ragazze che andranno più forte, nonostante io abbia fatto il massimo, non potrò che accettare il risultato. Ma, ripeto, l’importante è uscire dalla vasca contenti per aver fatto il massimo".
E lei?
"Beh, è quello che mi succede spesso".
Costy ai Giochi: è già tempo di dediche?
"Credo che alcuni lo meritino".
Chi, per esempio?
"La mia famiglia prima di tutto. Non solo mamma e papà, ma anche mia sorella Beatrice".
Cosa fa Beatrice?
"Ha due anni in meno ed è da tre stagioni che studia e nuota negli Stati Uniti. Brava davvero".
Altre dediche?
"Per il mio allenatore, Paolo Palchetti. Poi per le mie società: Azzurra ’91 Csi-President e le Fiamme Gialle".
Non solo nuoto.
"Già, sono iscritta al terzo anno di Scienze Politiche. Non è facile conciliare questi due impegni. Anche perché nuoto a Firenze, studio a Bologna".
Alma Mater quindi…
"Sì, faccio parte del progetto Dual Career. Per un atleta di livello è un bell’aiuto perché, ripeto, portare avanti il nuoto al top e gli studi non sempre è agevole".
Dopo i Giochi?
"Mi aspetta l’esame di Sociologia Economica e del lavoro. Non voglio sbagliare".
Va di fretta, Costy. Finalmente una gioia azzurra nel momento più bello, quello che coincide con i Giochi Olimpici. E lei non vuole e non può mancare.
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