di Marcello Giordano
Professor Buzzelli, la sua app ha raggiunto Nole Djokovic.
"Non solo lui. Sensobuzz è l’apice di un’attività che arriva da lontano, una macchina nata nel mio scantinato, dove hanno preso vita tutte le mie idee".
Poi da macchina ad App.
"Bisogna rimanere al passo coi tempi".
Lei in che tempi ha iniziato?
"La mia prima invenzione risale al 1983. Lavoravo sul Commodore 64 e sviluppai un software per le macchine da palestra, in grado di stilare programmi di preparazione. Lo acquistarono le palestre BodyLine".
A Bologna quando è arrivato?
"Nel 1972, nel centro sportivo dei Carabinieri. All’epoca ero un decatleta specializzato nel salto con l’asta che sognava le Olimpiadi e studiava ingegneria. Poi ho avuto un incidente in moto e mi sono rotto una gamba. All’epoca interventi e recupero non erano semplici d’oggi. Ho dovuto reagire e reinventarmi".
Tempi di reazione e invenzioni, il suo marchio di fabbrica. Che ha fatto?
"Mi sono iscritto all’Isef, ho studiato e a lavorare al Circolo Tennis Bologna per guadagnare qualche soldo e mantenermi, portando la mia esperienza di preparazione atletica adattandola al tennis. Ho iniziato così".
E come ha continuato?
"Come preparatore della Ducati Basket: tra i miei allievi c’era Marco Sanguettoli. Nel ‘77 ho iniziato a insegnare al Fermi e sono entrato nella scuola. Contemporaneamente ho studiato Medicina, perché studiare, conoscere e approfondire mi è sempre piaciuto. Ho dovuto mollare prima della laurea perché gli impegni erano troppi, non ce la facevo. Ma i trascorsi di ingegneria e programmatore mi sono serviti. Il primo software per palestre in grado di stilare piani di allenamento l’ho fatto io e fu presentato a Italia ‘90 insieme a TecnoGym".
Oltre ai software sono gli anni delle prime invenzioni.
"Sì, tra il ‘78 e l’89".
Accelerometro a nastro, Jumping Board, Power Cardio Test, Pressa dinamometrica isometrica.
"Facevo test a tutti i ragazzi per elaborare i piani di allenamento. Nel frattempo studiavo medicina, a scuola e nella casa di cura Villalba. Lì ho avuto l’intuizione che alcune cose potevano essere riportate negli sport di situazione come il tennis, dove i tempi di reazione sono fondamentali. All’epoca allenavo Omar Camporese e Davide Scala e ho provato con loro le metodologie. Ma i rapporti con la Federtennis non erano buoni".
C’è stata una parentesi con l’Atletico Van Goof, un reality calcistico ante litteram.
"Ah, la squadra della Rai: 5 campionati vinti di fila, dalla Terza Categoria all’Eccellenza. Ero il preparatore, è vero. E nel 2004 il ritorno al mondo tennis per puro caso. Parlavo prima di allenamento visivo e tempi di reazione: ebbene, sono figli dell’attenzione e avevo inventato una macchina per allenarli. Nel 2006, mentre lavoro al Minghetti, arriva SensoBuzz, strumento che emette segnali luminosi: a ogni segnale corrisponde movimento o gesto motorio, compatibile con sport di situazioni. Lo avevo fatto provare ai miei studenti. Nel 2007-08 la tennista Tathiana Garbin, con cui lavoravo all’epoca, mi fece capire che la macchina era interessante".
E’ arrivata fino a Djokovic.
"Inizialmente ne avevo suggerito l’utilizzo ai miei amici preparatori. La cosa si è espansa a macchia d’olio".
Ed è diventata un’app conosciuta in tutto il mondo.
"Bisogna evolversi e aggiornarsi. Sempre, in tutti i campi".