MASSIMO VITALI
Sport

Bologna e quella forza di dire no ai potenti. Vietato pensare che il palazzo presenti il conto

L’amministratore delegato Fenucci ha difeso con decisione le posizioni del club relativamente al match rinviato con il Milan .

Bologna e quella forza di dire no ai potenti. Vietato pensare che il palazzo presenti il conto

L’ad rossoblù Claudio Fenucci (Schicchi)

I conti del bilancio cominciano a tornare, quelli sul campo meno. Ma adesso, ecco la notizia, c’è un Bologna che ha avuto la forza di alzare la voce e di mettersi di traverso sulle decisioni del ‘palazzo’ per difendere le proprie sacrosante ragioni, ma soprattutto quelle, ancora più intangibili, di una città ferita dall’alluvione. Il giorno dopo il rinvio di Bologna-Milan c’è il fango che ancora zavorra le strade che circondano il Dall’Ara e c’è quello che scorre sui social rossoneri, forse non adusi a un club che non si piega ai diktat del sistema. E invece sotto le Due Torri lo ha fatto un sindaco, Matteo Lepore, che ha firmato un’ordinanza in cui ha rivendicato il diritto di anteporre alla presunta regolarità del campionato (non scherziamo) quelli di chi sotto il diluvio ha perso una casa.

E lo fatto il Bfc, grazie all’irremovibile presa di posizione di Claudio Fenucci, battagliero ad che stavolta ha cestinato il ‘politically correct’ e ha brandito lo spadone al cospetto della Lega di A, ma soprattutto del Milan, che in queste ore schiuma rabbia.

Bravo Fenucci, braccio armato di un Saputo che ha benedetto la decisione assumendosi la responsabilità di un muro contro muro che rischia di alimentare i più cattivi pensieri. Saremo in grado, di fronte al prossimo torto arbitrale, di non pensare che sia il conto presentato a chi ha osato alzare la testa? Ecco una bella prova di maturità da affrontare. Dice: rinviando Bologna-Milan sè creato un precedente. Sì, il precedente del rispetto della vita che dovrebbe sempre prevalere sul rispetto delle regole, spesso dominate solo da logiche finanziarie, del pallone. La crescita di un club passa anche attraverso questi strappi. E passa da un bilancio più sano, obiettivo che il Bologna di Saputo da dieci anni, ma che negli ultimi due esercizi vede non più come una chimera. Due anni fa Casteldebole chiuse il bilancio con un ‘rosso’ di 46,7 milioni, contro il deficit di 10,4 milioni di oggi.

Dopodiché ogni scelta ha un prezzo e oggi sul campo il conto probabilmente lo sta pagando Vincenzo Italiano, che al netto delle sue responsabilità non può far giocare da centravanti una plusvalenze, sperando che sfondi a suon di gol le porte altrui. Il Bologna che per il secondo anno ha chiuso il mercato estivo con un leggero saldo di bilancio è un balsamo per i conti (e per un proprietario che in dieci anni ha investito 300 milioni) ma non è il miglior alleato per la squadra, nell’anno della Champions.

Resta il fatto che Bologna-Milan ieri non andava giocata. Con buona pace dei padroni del pallone, che coi mugugni che hanno accompagnato il rinvio della partita hanno perso l’ennesima occasione per dimostrare che il calcio dovrebbe innanzitutto possedere un’anima.

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