Bologna, 14 dicembre 2023 – Nella sua casa di Zola Predosa, a dieci minuti da Casteldebole, Dan fa i compiti di italiano. Potrebbe adagiarsi sul suo ottimo inglese o addirittura sfruttare la carta del francese che Thiago Motta conosce dai tempi del Psg. "Quando siamo da soli, lui mi spiega le cose in francese, ma io voglio imparare bene la vostra lingua", spiega Ndoye, 23 anni e una determinazione feroce. "Ho sempre voluto fare il calciatore professionista, era il mio sogno sin da piccolo e sono sempre stato convinto che l’avrei realizzato". Non contemplava altre strade, tanto che, terminata la scuola dell’obbligo in Svizzera, ha lavorato per due anni come commesso in un negozio di sport. Poi la sua carriera è lievitata: Losanna, Nizza, Basilea, fino alla Serie A con il Bologna. Sta imparando in fretta, il ragazzo. "Comincio a dire un po’ di parole: ciao, buongiorno, come va?".
Ndoye, come va? Meglio di così è difficile, eh. Che effetto fa stare con i piedi al quarto posto, in zona Champions?
"La Champions è una delle competizioni migliori dove giocare, ci sono i club e i giocatori più forti, credo sia il sogno di ogni calciatore misurarsi in questo torneo. Quindi anche il nostro".
Lei ha già fatto l’Europa League con il Nizza, la Conference con il Basilea ed è nato a Nyon dove ha sede l’Uefa. Non si sente un predestinato?
(Ride, ndr). "Sì, esatto, a casa mia c’è la sede dell’Uefa, un posto che ha qualcosa di speciale. Quando avevo dodici anni, con la scuola potevamo scegliere di fare una giornata in un luogo di lavoro, io conoscevo una persona che lavorava lì e decisi di andarci: vedere com’era l’Uefa, come funziona, è stata un’esperienza molto interessante e bella".
Molto bella anche la classifica dopo la vittoria con la Salernitana. Che cosa vi siete detti nello spogliatoio?
"Eravamo felici, certo, perché volevamo vincere, sapevamo fosse una partita molto importante. Ma, ecco, non abbiamo fatto pazzie, perché il campionato è ancora molto lungo, mancano tante gare. Siamo consapevoli di essere sulla strada giusta per fare grandi cose".
Guai poi a festeggiare troppo con Thiago…
"Lui era felice nel post-partita, si è congratulato per il modo in cui abbiamo giocato, però ci ha detto subito che iniziava una nuova settimana, con una nuova partita importante".
Lo spareggio al quarto posto contro la Roma. Una partita come le altre, direbbe Motta.
"Il mister, di base, ha ragione. Ma quando giochi gare come quella di domenica, contro una squadra che condivide la tua stessa posizione, c’è una motivazione in più: ci giochiamo un posto importante in classifica".
E i giallorossi sono senza Dybala e Lukaku. Che occasione.
"Sicuramente sono giocatori importantissimi per la Roma, ma noi daremo comunque il massimo. Non abbasseremo la guardia".
Quanto le manca il gol?
"Mi manca questa sensazione, è innegabile: sono un attaccante, mi piace segnare, fare assist, e non averlo fatto in questa stagione è qualcosa che mi fa arrabbiare. Anche perché io sono uno che guarda le statistiche. Però il calcio è fatto di momenti così: sono concentrato nell’aiutare la squadra. E so che se continuo a lavorare così, gol e assist arriveranno presto".
Sicuramente le manca un rigore, quello contro la Juventus.
"Sul momento è stato incredibile per me, un’ingiustizia. L’arbitro ha fatto un errore e dopo la gara l’ha ammesso: ma anche loro sbagliano, dobbiamo accettarlo. Ci ha fatto male, ora è passato un po’ di tempo, quindi guardiamo avanti".
Guardando indietro, invece, il girone d’andata è quasi finito. Quante squadre realmente più forti di voi avete incontrato?
"Abbiamo affrontato l’Inter, il Milan, anche la Juventus, sono tutte grandi squadre, è chiaro. Ma quando mi sono trovato a sfidarle non ho mai pensato: sono troppo forti per noi. Credo che il Bologna possa davvero giocarsela contro tutti".
Morale: all’Europa ci credete?
"Sono convinto che possiamo dire la nostra contro chiunque, di conseguenza potremo lottare fino alla fine e arrivarci. Soprattutto se continuiamo a giocare in questo modo".
Il giocatore che fin qui l’ha più impressionata?
"Lautaro mi ha colpito tanto perché è veramente forte qualsiasi cosa faccia. Anche Giroud è un campione. Poi dico Joshua (Zirkzee, ndr): ci avevo giocato contro con l’Under 21 svizzera contro la sua Olanda e avevo visto che aveva dei numeri. Ora però sta facendo grandi cose per noi, speriamo tutti continui così".
L’avversario più difficile?
"Direi Theo Hernandez perché è stata la mia prima partita in Italia, e poi perché abbiamo perso. Quindi, sì, è stata dura con lui quella sera".
Calafiori, invece, lo conosceva già dal Basilea: si aspettava facesse subito così bene in Italia?
"Sapevo che aveva grandi qualità, Riccardo. In Svizzera giocava molto come terzino sinistro, sapevo che poteva giocare anche da centrale, ma non immaginavo potesse farlo subito così bene. Io per primo ne sono stupito. Quindi sono molto felice per lui".
Ma gli allenamenti con Thiago sono così duri?
"Sì, assolutamente. Quando sono arrivato, avevo già tre mesi di lavoro con il Basilea sulle gambe, eppure certi allenamenti sono stato davvero tosti per me".
Bilancio di questi primi mesi a Bologna?
"Sono davvero molto felice di essere qui, la città è molto bella, nel club sto benissimo, con i compagni, con lo staff, sento che è un team speciale. Poi i tifosi sono fantastici. Anche in Svizzeri c’è passione, ma non come in Italia, non è paragonabile: qui ti fermano, ti incoraggiano, ti caricano".
Nel tempo libero, cosa fa?
"Mi piace vedere le serie tv - una delle mie preferite è Peaky Blinders - e giocare ai videogame: amo la Formula 1, ho anche il volante del simulatore per giocare. Ovviamente tifo Ferrari e Leclerc: mi sto già muovendo per andare a vedere il Gran Premio di Imola".
I suoi sogni in che direzione corrono?
"Voglio fare una grande stagione con il Bologna e finire il più in alto possibile in classifica".
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