MASSIMO VITALI
BFC

Bologna, la rinascita di Krafth

La lombalgia ora è un ricordo: "Sto bene". E fa un appello ai tifosi

Bologna, Krafth in azione (foto Schicchi)

Bologna, Krafth in azione (foto Schicchi)

Kitzbuehel (Austria), 31 luglio 2016 -  “Ho passato dei momenti difficili, non pensavo nemmeno io di dover stare cosi a lungo lontano dal campo. Ma tutte le esperienze aiutano a crescere e la cosa che più conta è che adesso sto bene”. Non a caso nello spogliatoio rossoblù lo hanno ribattezzato Thor, il dio nordico del tuono dotato di un fisico possente: quello che è servito a Emil Krafth per mettere ko una lombalgia che la scorsa stagione lo ha tenuto ai box dell'infermeria per quasi sei mesi.

Dal 24 ottobre al Braglia, nel giorno di Carpi-Bologna, all'11 aprile all'Olimpico, la notte del suo ritorno in campo: è racchiusa qui la lunga anticamera del biondino venuto dal freddo (e dal cilindro di Corvino) che un anno fa voleva stupire il mondo e che, a un certo punto, ha avuto perfino paura di dover interrompere la sua carriera.

E' stato difficile _ dice oggi _ ma per fortuna tutti i problemi sono alle spalle. Un anno fa dissi che avrei voluto diventare uno dei migliori terzini destri della serie A e non ho cambiato idea. Mi servirà un po' di tempo, ma quello resta il mio obiettivo”.

Al resto pensa Donadoni: “Sul campo, se non capisco qualcosa, lui mi parla in inglese. Ma ormai a livello tecnico non ho difficoltà a comprendere la vostra lingua: è sulle cose extra calcio che faccio ancora un po' di fatica”.

L'Italiano in effetti gli esce a fatica, anche se si lancia in un appello: “Spero che i tifosi vengano allo stadio”, scandisce in un italiano un po' maccheronico. E ancora: “I nuovi arrivati mi hanno impressionato, sono tutti ragazzi che col pallone tra i piedi fanno vedere belle cose. Spero che la squadra possa migliorare il piazzamento dell'ultima stagione”.

In realtà spera soprattutto di non vedere più l'infermeria: “Mi sento bene, mi sto allenando bene. Spero anch'io di migliorare il mio rendimento”. In fondo basterebbe poter giocare con continuità”.