Bologna, 19 ottobre 2024 – Arrabbiato con le nazionali che gli hanno restituito calciatori incerottati, menomato per via dei sette infortunati e ovviamente affamato di punti, per provare a raddrizzare una classifica che non è esattamente quella che ti aspetteresti da una squadra che a maggio aveva staccato il biglietto per la Champions.
Mettetevi nei panni di Vincenzo Italiano. Con Genoa (oggi al Ferraris) e Aston Villa (martedì a Birmingham) alle porte e un ruolino di marcia che fin qui, tra campionato e Champions, ha prodotto una sola vittoria in 9 partite l’ultima cosa di cui il Bologna aveva bisogno sono i quattro nazionali rientrati alla base più o meno infortunati. Ai lungodegenti Cambiaghi, Ferguson e El Azzouzi ieri in un colpo solo si sono aggiunti Erlic, Aebischer, Ndoye e Iling-Junior (dei quattro solo Ndoye è recuperabile per la Champions).
Difficile per Italiano nascondere il disappunto: “Si dice sempre che durante la sosta si può lavorare bene e invece noi a questo giro perdiamo quattro giocatori in modo gratuito. Io capisco che un ragazzo non veda l’ora di giocare con la propria nazionale. A volte però si va oltre, perché magari la poca voglia di star fuori e la convinzione di poterci essere anche non al cento per cento fa sì che non si comunichino le reali condizioni di salute e così, giocando due partite in tre giorni, si crea un sovraccarico di fatiche”.
Dal sovraccarico all’infortunio il passo è breve: ma è ancora più breve il passo da un eventuale mancata vittoria oggi a Marassi alla certificazione dello stato di crisi.
“Si affrontano due squadre entrambe bisognose di fare punti – dice Italiano – e vedremo chi sarà più affamato... Intanto dovremo essere capaci di pareggiare questa loro fame, poi chi sarà più bravo vincerà la partita”.
Detta così è facile, ma nulla appare scontato per un Bologna decimato dalle assenze (peraltro come il Genoa di Gilardino) che a due mesi dal via della stagione ufficiale deve ancora trovare le sue certezze. In special modo in attacco, dove fin qui l’unico ad aver mandato a segno tre colpi è stato Castro, l’argentino che oggi si gioca una maglia con Dallinga, ma che in coppia con l’olandese, par di capire, non giocherà mai.
“Sono entrambi due prime punte – taglia corto il tecnico –. Non posso mettere uno alle spalle dell’altro, come facevo a Firenze con Beltran dietro la prima punta”. Ballottaggio, allora. Come quello tra i pali, dove Skorupski e Ravaglia per il tecnico pari sono e con 7 partite in 21 giorni fatalmente ci sarà spazio per entrambi.
Tutti sul pezzo, in ogni caso: a maggior ragione nell’emergenza. “Sapevo e so che nel nostro cammino ci potevano essere delle difficoltà – aggiunge Italiano –, ma nelle difficoltà ci faremo trovare pronti. E pronti dovremo esserlo davvero tutti”.
Riabbracciare Gilardino, che all’alba degli anni 2000 fu suo compagno d squadra per due stagioni al Verona, sarà solo un bel flash del Ferraris. “Lui era giovane, io più vecchio di cinque anni: di Gila ho solo ricordi bellissimi”. Ma oggi i sentimenti non scenderanno in campo.
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