MARIATERESA MASTROMARINO
Bar Carlino

Stefano Mancinelli a Bar Carlino: "Nel mio cuore i rossoblù e la Effe"

Nella puntata di martedì ci sarà l’ex cestista della Fortitudo: "Sintonia totale con la città. Il Bologna? Dà la carica"

Stefano Mancinelli, 41 anni, è stato capitano della nazionale italiana e della Fortitudo

Stefano Mancinelli, 41 anni, è stato capitano della nazionale italiana e della Fortitudo

Bologna, 19 gennaio 2025 – Bologna è per lui la città del colpo di fulmine, tanto per l’amore quanto per lo sport. Una vita passata nella divisa della Fortitudo, capitano biancoblù e della nazionale; la scintilla con la moglie Lorenza Guerra Seràgnoli e la nascita dei due figli sotto le Due Torri. Praticamente Stefano Mancinelli, per tutti il Mancio, è bolognese. Tranne che per l’accento: quello rimarrà abruzzese per sempre.

L’icona del basket italiano è il prossimo ospite d’onore di Bar Carlino, martedì pomeriggio da Neri Pasticceria Caffetteria, nel salotto rossoblù in attesa della sfida Champions tra il Bologna calcio e il Borussia Dortmund.

Mancinelli, ospite nella newsletter del Carlino nel 2021, afferma che tra Bologna e Chieti, sua città d’origine, non ha ancora scelto quale sia casa sua. Ha sciolto questo nodo?

"Dai, è Bologna (ride, ndr). In realtà lo sono tutte e due, anche se Bologna è speciale".

Perché?

"È la città in cui vivo, dove ho giocato per tantissimi anni indossando la maglia della Effe. Mi sono innamorato della squadra e mi sono innamorato di mia moglie. Insomma, Bologna è un amore totale".

Quanto ha influito la Basket City nella sua vita?

"Molto. Ho giocato in diverse città, ma mai nessuna mi ha trasmesso l’entusiasmo che si respira qui. Cantù, Milano e Torino, per esempio, sono belle piazze in cui competere, ma non c’è paragone con Bologna, che è la Basket City per eccellenza".

Cosa simboleggia la Fortitudo per lei?

"La Effe è la Effe. È la mia squadra dal principio: basti pensare che, per le selezioni giovanili, feci un provino super, perfetto. Dovendo farne altri per altre squadre, mi impegnai per farli male, volevo entrare solo in Fortitudo".

Che valore ha la Fossa dei Leoni per la squadra?

"Dai 16 ai 40 anni, ogni volta che salivo le scale del palazzetto avevo la pelle d’oca. Il tifo è un valore incredibile che trasmette forte entusiasmo".

Da qualche anno si è ritirato dal campo. Come coltiva la passione dello sport?

"Ho creato la polisportiva LGS Sport Academy, insieme con mia moglie, Pasquale Aldieri e Lorenzo De Silvestri. Una realtà nata da un anno, che si occupa di basket e calcio, ma si aprirà anche al padel. Contiamo già un centinaio di bambini, che accogliamo alla Barca e a Borgo Panigale. Ma ci amplieremo anche a San Lazzaro, ci stiamo lavorando".

È un tifoso rossoblù?

"Assolutamente. Quando mi è possibile, vado allo stadio a vedere il Bologna, anche se essendo abituato al basket e ai palazzetti al chiuso, soffro un po’ il freddo (ride, ndr). In generale, controllo sempre i risultati e cerco di seguire e guardare i match il più possibile. Penso che Italiano sia un bravissimo allenatore e si sia fatto carico dell’annata incredibile appena trascorsa. In campionato, infatti, sta andando molto bene".

E in Champions?

"Il Bologna è stato un po’ sfortunato. Contro lo Shakhtar, per esempio, bisognava vincere. Ma la società sta facendo un lavoro incredibile, la città lo vede e ne è elettrizzata".

Che emozione è per un campione giocare in una competizione internazionale?

"L’Eurolega è un’esperienza bellissima. Mi ricordo la finale persa contro Tel Aviv, a casa loro, nel 2003-2004. C’era amarezza per la mancata vittoria, ma che emozione incredibile".