Bologna, 3 novembre 2024 – Una storia di coraggio e di forza che mostra a pieno il valore dello sport. E che mette soprattutto al centro le donne. Donne che, all’epoca dei fatti, erano poco più che adolescenti e, infrangendo pregiudizi, stereotipi e divieti, decisero di indossare la divisa da calcio, diventando campionesse d’Italia. Franca Marchesini, Roberta Ballotta e Fiorella Cavalli saranno ospiti, martedì pomeriggio da Neri Pasticceria Caffetteria, di Bar Carlino. Tre calciatrici che racconteranno di come la loro squadra riuscì a portare, nel 1968 e nel 1969, il Bologna calcio femminile alla vittoria dello scudetto e di due competizioni internazionali. E in attesa di sentire le loro voci, è Davide Gubellini, presidente dell’Unione Nazionale Veterani dello Sport di Bologna e membro dell’Associazione Percorso della Memoria Rossoblu, a svelarci in anteprima alcuni dettagli.
Che campionesse sono quelle del 1968?
"Sono le donne e le giocatrici che ci permettono ora di applaudire le atlete ai Mondiali o alle Olimpiadi. Sono donne che hanno sfidato i pregiudizi, scegliendo il pallone al posto delle famiglie e dei fidanzati. Nulla avviene per caso".
A cosa si riferisce?
"Il calcio femminile fu proibito dalla Federazione gioco calcio. E queste atlete hanno lottato per ottenere il riconoscimento della categoria femminile".
Lei si ricorda le loro partite?
"Avevo otto anni quando le ho viste giocare per la prima volta: sugli spalti dello Sterlino, tanti gli insulti a un loro errore e perché indossavano i pantaloncini. Le prendevano in giro. Non ho mai digerito quell’aspetto".
E come siete arrivati a oggi?
"Nel 2018, mio figlio completando l’album delle figurine ha trovato una loro foto. È stato un segnale: da lì, con l’Associazione, ho voluto rintracciare le campionesse. Ora andiamo in giro per le scuole e non solo per raccontare la loro storia di coraggio".