La passione unisce, crea un legame. Un legame che a volte può attraversare generazioni e decenni e che spesso, nel calcio, coincide con un colore, anzi due. In questo caso sono il rosso e il blu, che per Alex e nonno Renato rappresentano una ragione di vita, un argomento di discussione continua o più semplicemente un amore viscerale.
Quello per il Bologna che tutti e due seguono da sempre, uno l’ha visto trionfare a Roma, il 7 giugno 1964, l’altro si è riempito gli occhi e le orecchie di quel racconto e di tanti altri, iniziando a vivere la sua esperienza mano nella mano con il nonno nel 1996, al Dall’Ara.
Poche immagini nitide a sei anni, ma la voglia di scoprire un mondo che sarebbe poi diventato un legame indissolubile. Un legame che i due sono pronti a rinsaldare domani, per vivere il debutto in Champions League insieme. Un evento epocale, che non si vogliono e possono perdere.
Alex Ghedini lo racconta con orgoglio, lui che considera nonno Renato come un padre, cresciuto con la leggerezza di chi vuole vivere il Bologna in serenità, comunque vada a finire la partita. Perché la fede calcistica, si sa, è fatta anche di sofferenza e dopo aver visto retrocessioni e patito sconfitte, ora che si è arrivati tra le stelle, non si può smettere di sognare.
"Durante il Covid ci eravamo fatti una promessa, credevamo che prima o poi sarebbe arrivato un grande risultato e ora che c’è la Champions League non potevamo mancare. Andremo al Dall’Ara per vedere Bologna-Shakhtar, anche se ci sono tante incognite e difficoltà. Il nonno ha 93 anni e nonostante sia quasi autosufficiente non sarà facile, io sono stato operato per un’ernia solo 6 giorni fa. Insomma sarà un’impresa, ma noi ce la faremo".
Dallo spareggio per lo scudetto alla prima in Champions, nonno Renato le ha viste proprio tutte o quasi.
"Non smetteva mai di raccontarmi dello scudetto del ’64, di quel viaggio in autobus da Piazza VIII Agosto verso Roma, quando ancora non c’erano nemmeno le autostrade. Un’impresa soltanto esserci e che festa per una città come Bologna che all’epoca era molto più piccola. Come la scorsa stagione, impensabile ma che gioia".
Un risultato però che i due Ghedini prima o poi si aspettavano da questa società.
"Quando è arrivato Saputo ce lo sentivamo, ci siamo detti che era l’uomo giusto. Ora ci vuole pazienza. Nessuno sano di mente si aspetterebbe di vincere la Champions. Godiamoci questo momento".
Un pensiero razionale per Alex e Renato che masticano il rossoblù ogni giorno.
"Ora che non vivo più con lui ci sentiamo al telefono ogni sera, parliamo del calciomercato e delle partite. Vorrei portarlo a vedere anche le altre di Champions in casa, ma iniziamo con questa. Io invece andrò a Lisbona con lo Sporting".
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