Scontri, il sindaco di Bologna attacca il Governo: “Ha mandato 300 camicie nere”. La Prefettura smentisce

Guerriglia in una città blindata con tre manifestazioni tra collettivi, anarchici e patrioti: tafferugli al Pincio. Lepore: “Il Ministero dell’Interno ci deve delle spiegazioni”. “Il Comitato per l’ordine pubblico ha preso atto che non c’era motivo di vietare la manifestazione”

Bologna, 10 novembre 2024  – Collettivi e anarchici provano a entrare in contatto con i Patrioti in centro, la polizia li respinge e in Montagnola partono i tafferugli. Nel corso delle manifestazioni sono stati anche aggrediti anche due passanti. Per la guerriglia successa ieri a Bologna, divampa lo scontro tra Matteo Lepore e la Prefettura, a proposito dell'autorizzazione della manifestazione.

A sinistra, il sindaco Matteo Lepore. A destra due immagini degli scontri al Pincio di sabato 9 novembre tra antagonisti e forze di polizia
A sinistra, il sindaco Matteo Lepore. A destra due immagini degli scontri al Pincio di sabato 9 novembre tra antagonisti e forze di polizia

“Io mi chiedo come sia possibile ancora una volta che Bologna non venga rispettata: domani ci sarà la presidente Meloni in città, ci hanno mandato 300 camicie nere, noi invece vorremmo ancora a chiedere i fondi per l'alluvione – dichiara –. I principali ministri del governo e la presidente del consiglio sono venuti in tre giorni, e esattamente in mezzo arrivano i Patrioti CasaPound. Non andava gestito così l'ordine pubblico, credo che il Ministero degli Interni su questo debba dare spiegazioni alla città di Bologna”. 

Al centro del dibattito finiscono gli scontri fra collettivi studenteschi e polizia, ma finisce soprattutto la manifestazione organizzata da Casapound e Rete dei Patrioti che si sarebbe dovuta concludere in piazza XX settembre, ma che è stata fermata all'ingresso della piazza, nel frattempo riempitasi di persone che cantavano 'Bella Ciao’. Una collocazione che è stata molto criticata, perché si trova a pochi metri dalla stazione centrale, luogo della strage neofascista del 2 agosto 1980. Il sindaco Lepore ha chiamato in causa il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. “Nel comitato per l'ordine pubblico - ha detto il sindaco - parlandone con il prefetto, il vice questore e tutti i rappresentanti le forze dell'ordine, c'era contrarietà a svolgere questa manifestazione dei patrioti a pochi passi dalla stazione di Bologna. Poi evidentemente qualcuno da Roma ha chiamato e le cose sono cambiate”.

Una ricostruzione smentita con una durissima nota dalla prefettura che dice che invece che il comitato per l'ordine e la sicurezza ha condiviso, d'accordo anche Lepore, che non ci fossero ragioni per vietare la manifestazione e che dal Ministero non sia arrivata nessuna indicazione in proposito. Dopo il presidio dell'Anpi in mattinata, al quale hanno partecipato anche i partiti di centrosinistra, nel pomeriggio di ieri, parallelamente al corteo di Casapound, con circa 300 persone, se ne sono sviluppati altri due: uno, più nutrito, dei collettivi studenteschi che hanno avuto un breve tafferuglio con la polizia quando volevano raggiungere l'altra manifestazione e un secondo, meno numeroso, di esponenti di area anarchica. La concessione della piazza a Casapound è stata duramente criticata anche dal sindacato di polizia Silp-Cgil: "i poliziotti - dicono - non possono essere considerati carne da macello”. E denunciano anche un fatto, immortalato da un video, che mostra “uno dei leader dei movimenti di estrema destra dare ordini ai funzionari responsabili dell'ordine pubblico. Questo comportamento evidenzia una mancanza di rispetto per le istituzioni e per il lavoro delle forze dell'ordine, che devono sempre agire nel rispetto delle normative e delle procedure stabilite”.

"La prefettura rettifichi o dovremo divulgare i verbali”

"Mi auguro la prefettura vorrà rettificare quanto scritto. Diversamente, per quanto irrituale, ma per necessità di trasparenza assoluta verso i cittadini bolognesi, dovremo divulgare il verbale della seduta". Lo dice Matilde Madrid, capo di gabinetto del Comune di Bologna, a proposito della seduta del comitato per l'ordine e la sicurezza sulla manifestazione di Casapound a Bologna. "In merito al comunicato diramato dalla prefettura di Bologna - dice Madrid - rilevo che la nota non riporta l'esito del comitato provinciale dell'ordine e della sicurezza pubblica citato che, come correttamente si afferma, è la sede nella quale vengono acquisiti e analizzati tutti gli elementi per valutare l'impatto di una manifestazione sull'ordine e la sicurezza pubblica nella città. In quella sede, alla quale il sindaco ed io eravamo presenti, si è definito che la manifestazione della Rete dei patrioti, su disposizione del prefetto e su conforme parere degli astanti, si sarebbe dovuta svolgere fuori dall'area del centro storico, ipotizzando come luogo Piazza della Pace, e per tale finalità si sarebbe attivata la questura, che a sua volta avrebbe dovuto prendere contatto con gli organizzatori".

Valditara: “Manifesti insanguinati preoccupano”

"Il manifesto con mani insanguinate sopra i volti di Giorgia Meloni e Anna Maria Bernini è un ulteriore passo verso forme di lotta politica che usano l'insulto, la minaccia, la violenza come metodo. Desta preoccupazione che tali forme di lotta non trovino adeguata e ferma condanna da parte di tutte le forze politiche". Così il ministro dell'istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara su X.

“Immagini vergognose e inaccettabili”

Di “immagini vergognose e inaccettabili” ha parlato il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini. “Chiederò una ricognizione di tutti i centri sociali di sinistra occupati abusivamente perché sono covi di delinquenti, bisogna chiuderli questi centri sociali occupati dai comunisti e lo chiederò oggi stesso al ministro Piantedosi, ha aggiunto. 

Non tardano ad arrivare le reazioni degli esponenti di Fratelli d’Italia. “Ancora una volta Lepore dimostra di non avere a cuore l’interesse di Bologna e dei bolognesi, avvallando di fatto le violenze dei centri sociali ai danni delle forze dell’ordine. – afferma in una nota il senatore Marco Lisei –. Questo atteggiamento, portato avanti da chi invoca la collaborazione istituzionale, salvo attaccare il Governo in maniera violenta e scomposta, non giova a Bologna che è sempre più sotto scacco delle frange più violente della sinistra, tutto ciò a danno dei tanti cittadini per bene. Come Fratelli d’Italia non siamo disposti ad accettare le provocazioni e diffamazioni, noi abbiamo a cuore il futuro di una città che merita di tornare ad essere sicura, libera e civile”.