Bologna, 16 giugno 2024 – Sindaco Luca Borsari, lei ha stravinto le elezioni amministrative a Pieve di Cento contro la candidata Pd Federica Orsi (ultima dietro Angela Zuppiroli di ‘Insieme per Pieve’, ndr) con il 74,78%, dopo uno strappo reboante con i dem.
“Siamo felici e grati dello straordinario risultato, significativo anche in un quadro politico complessivo. Abbiamo cercato di dirlo in tutti i modi: quella ‘lista Pd’ non rappresentava il partito reale, ma una maggioranza di 7-8 persone interna al direttivo del circolo di Pieve”.
La rottura è stata netta.
“Parliamo di una lista che si è autoproclamata in barba a quella che è stata una fragorosa protesta alla base degli iscritti, mai coinvolti o peggio sconfessati. Una scelta che ora si è rivelata per quello che avevamo denunciato: scellerata”.
I dem peraltro sono risultati il primo partito alle Europee nel suo Comune, staccando di nove punti Fratelli d’Italia.
“Ce lo hanno detto gli elettori pievesi: il vero Pd è un altro, è quello a cui appartengo anche io insieme con alcuni candidati con i ‘Democratici per Pieve’ e insieme alle tante persone che ci hanno sostenuti da subito”.
Ora che scenario si apre?
“Io spero che questa esperienza possa insegnare qualcosa al Pd e non solo”.
Che intende?
“Mentre qui, nel circolo di Pieve, ci aspettiamo azioni tempestive in conseguenza a quanto accaduto, in tutto il Pd spero che, anche grazie a quanto vissuto da noi, sia davvero arrivata l’ora di dire una cosa: basta”.
Questo tipo di atteggiamento si riflette anche altrove?
“Assolutamente sì. Basta a chi concepisce un partito e la politica come una guerra di ‘rappresentanza’ fine a sé stessa, slegata dai valori e dalla realtà. Dove le varie correnti si combattono per guadagnare posizioni, dominare ‘feudi’, affermare ed esprimere ‘potere’, piazzando qua e là persone come pedine. Ovviamente questo non è Politica con la P maiuscola, è solo un gioco autodistruttivo che non porta nulla di buono alle persone e alle comunità”.
Gli elettori pievesi le hanno dato ampiamente ragione.
“Io uso la metafora della staffetta per descrivere questa missione, mi piace molto e in questo periodo mi sembra anche azzeccata visti i risultati nell’Atletica (ride, ndr): chi fa il sindaco corre con il proprio pezzo, il proprio progetto politico e passa un testimone che, naturalmente, è di tutti. Prosegue un passaggio di testimone senza personalismi, all’insegna della continuità, in uno splendido paese amministrato dagli anni ‘70 da questo progetto politico”.
Si è tolto qualche sassolino nella scarpa?
“Dico tutto questo senza rancore, ma con spirito positivo. Una cosa così non può non avere conseguenze nel partito di Pieve, ma io mi faccio di lato, perché sono il sindaco di tutti. Ecco, vede, è proprio questo l’aspetto più bello...”.
Quale?
“Essere stato votato da tante persone di altri colori politici”.