Bologna, 15 febbraio 2022 - Pier Ferdinando Casini (qui la VIDEOINTERVISTA) è tornato nella sua Bologna. In tuta e giacca a vento gialla, saluta i pochi che hanno deciso, come lui, di sfidare il gelo di una giornata nebbiosa. Prima tappa, dopo i giorni concitati del Quirinale, la salita al ’suo’ colle: quello della Guardia, per un pellegrinaggio a San Luca, luogo del cuore e dello spirito. E l’omaggio, in primis, va alla città dov’è nato: "Per me è tutto. Le mie radici sono qui. E chi non ha radici non è un albero sano".
LA MADONNA
Il senatore, tra i nomi più papabili prima della svolta del Mattarella bis, è salito a piedi al santuario per un saluto: "I bolognesi vengono qui in momenti particolari della propria vita. L’ho fatto quando sono diventato presidente della Camera, lo faccio oggi, e lo faccio sempre, fa parte della mia quotidianità. Non vengo certo qui per chiedere ’raccomandazioni’.... Nemmeno per il Bologna: anche perché un pellegrinaggio non basta per arrivare in zona Uefa". Per quanto riguarda il Colle, nessun ’aiutino’ richiesto: "Il Quirinale non c’entra nulla". E, nel ricordare le cose vere della vita ("la reputazione, l’affetto dei figli, degli amici" ), fa un salto indietro nel tempo, quando "si veniva quassù per chiedere di passare l’esame. Ma San Luca è molto di più. Abbraccia tutti i bolognesi, credenti e non".
LA CORSA AL QUIRINALE
Sono state settimane difficili, lunghe, concitate. C’è chi si chiede se, chissà, nel 2029 magari potrebbe essere la volta buona. Ma Casini risponde con una battuta: "Si è dimostrato che chi entra papa in conclave esce cardinale: è una regola ferrea. Del resto, si pensava che Mattarella si ritirasse, poi ha fatto il bis. Ma alla fine tutto è bene quello che finisce bene". Non manca anche un augurio: "È già un grande presidente, come il vino doc nei prossimi sette anni può solo migliorare".
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LA PASSIONE POLITICA
"Da giovani si ha lo stress da prestazione. Io dopo 40 anni di Parlamento non devo più dimostrare niente a nessuno", ammette. E nel ricordare l’applauso dei colleghi a Montecitorio, il riconoscimento di un impegno, lungo e importante nelle istituzioni, lancia un’idea: una scuola di politica. "Io sono a disposizione: per chi a Bologna volesse organizzare una scuola ad hoc, sarò al suo fianco", dice lasciandosi andare a un po’ di emozione. Il motivo è presto detto: "C’è bisogno di più professionalità e meno dilettantismo. Oggi chi vuole fare politica non ha più riferimenti adatti, i partiti non sono più organizzati. Quando iniziai io era diverso. Di scuole di politica ce n’erano tante...Credo sia bello provarci, se son rose fioriranno".
I GIOVANI
A questo proposito Casini fa un salto indietro, nel passato, agli insegnamenti di suo padre. "Mi diceva: dedicati a una professione, poi segui la vocazione politica. Del resto oggi è difficile costruirsi una carriera come la mia, o quella di grandi protagonisti come Fanfani, Andreotti, Berlinguer. Oggi i leader si bruciano in fretta...". Non si unisce, però, al coro di chi critica la politica. E nel ribadire la necessità dell’impegno, si spendersi per ideali e idee cita don Milani: "È inutile avere le mani pulite se si tengono in tasca. La gente si lamenta della politica? Ma se non ci si sporca le mani, è solo brontolio".
IL FUTURO
Per il resto, il senatore respinge suggestioni e ipotesi su ruoli futuri come leader del nuovo centro: "Che sciocchezza. Non voglio federare un bel niente, ci sono nuovi protagonisti, nuovi leader, non c’è bisogno di pescare qualcuno che ha già fatto tutto 20 anni prima. Io faccio il senatore di Bologna: è questa la mia dimensione. Per quanto riguarda il mio futuro forse ne sa qualcosa la Madonna...".
IL NUOVO CENTRO
Pur chiudendo a ruoli in questo progetto politico che potrebbe nascere in vista delle Politiche 2023, ricorda comunque che esiste "un grande spazio per un’area moderata, seria e forte". E Silvio Berlusconi? "L’ho incontrato per ringraziarlo. Il rapporto umano non è mai venuto meno".