Bologna, 4 agosto 2024 – Si è scatenata una bufera sulle parole di Federico Mollicone, parlamentare di FdI, in merito alla strage di Bologna.
"La presidente del Consiglio ha detto una cosa ovvia: le sentenze hanno rilevato la matrice neofascista''. Vanno ''certamente'' rispettate ''ma bisogna capire se le sentenze hanno rispettato le garanzie processuali. Qualsiasi tecnico superpartes lo confermerebbe. Si cerca di creare un teorema come è accaduto a Berlusconi per decenni facendolo diventare addirittura il referente della mafia", ha detto Mollicone in un’intervista a 'La Stampa'. Parole che hanno scatenato le polemiche.
Mollicone, deputato Fdi e presidente della Commissione cultura alla Camera, difende Giorgia Meloni dalle critiche di Paolo Bolognesi sulla strage di Bologna e, ''avendo letto tutte le carte'', punta il dito sui giudici che hanno scritto le sentenze. Secondo il deputato di Fdi, ''non possiamo accettare come dogmi sentenze che non stanno rispettando le garanzie di un giusto processo. È ora di farla finita con questa ipocrisia".
Bonaccini: “Meloni lo cacci dal partito”
“Le parole di Federico Mollicone, parlamentare di FdI, sono di una gravità inaudita – attacca . Stefano Bonaccini, presidente del Pd ed europarlamentare -. A fronte di sentenze passate in giudicato, che hanno inequivocabilmente individuato la matrice fascista della strage della stazione di Bologna, Mollicone ribalta la storia e sovverte i fatti, denunciando pubblicamente gli stessi atti della magistratura. Davanti a questo ennesimo tentativo di riscrivere la storia contro tutto e tutti, non spetta più a noi smentirlo, ma direttamente a Giorgia Meloni. La presenza di Mollicone nell'aula di Montecitorio è già in sé uno schiaffo alla dignità del Parlamento e la sua permanenza alla presidenza di una commissione autorevole come quella della Cultura e dell'istruzione della Camera è impossibile. Se Meloni non lo toglie da lì e non lo caccia dal suo partito significa che ne condivide le affermazioni eversive. Saremmo allora di fronte a un problema decisamente più grave”.
Bolognesi: “Le affermazioni di Mollicone sono assurdità”
Le affermazioni di Mollicone sulle sentenze sul 2 agosto che sarebbero un “teorema” per colpire la destra sono “assurdità”, ha detto Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna.
“Non so se Mollicone parla per tutto il partito - aggiunge - ma se sono queste le loro teorie siamo alla negazione della verità. Allora si capisce perché la Meloni si scaldi così e non mantenga un assetto normale” sul 2 agosto, rincara Bolognesi dopo la reazione della premier al suo intervento per la commemorazione dei 44 anni dalla strage.
"Quando ho letto l'intervista stamattina mi sono cadute le braccia - sottolinea Bolognesi - Ma non sono avvilito, stanno venendo sempre di più allo scoperto. Vuoi negare tutto? Nega tutto, ma non dire che io ho fatto affermazioni assurde, perché mi sono basato sui testi e sulle sentenze uscite dai tribunali italiani. Che fai, arresti tutti i giudici? Fai una retata? Uno resta frastornato da tutto questo. Ci sono voluti 44 anni per avere tutto quanto chiaro e ora Mollicone riporta indietro l'orologio della storia a 44 anni fa”. L'onorevole preannuncia un'interrogazione al ministro della Giustizia. "Dovrebbe farla alla Meloni - replica Bolognesi - potrebbe essere più preparata di Nordio su tutta la strage di Bologna”.
Priolo: “Offende la memoria delle vittime”
"Con la sua intervista di oggi il deputato di Fdi Mollicone offende la memoria delle 85 vittime e dei 200 feriti del 2 Agosto 1980, la città di Bologna e tutta la comunità dell'Emilia-Romagna”, così Irene Priolo, presidente di Regione facente funzione. “Sia chiaro: la verità sancita dalle sentenze non si riscrive e la matrice neofascista di quella strage non si cancella - sottolinea - Da 44 anni siamo al fianco dell'Associazione dei famigliari per chiedere e ottenere verità e giustizia su esecutori e mandanti, scontrandoci proprio contro quei tentativi di depistaggio e di insabbiamento che oggi Mollicone ripropone maldestramente. Le sue provocazioni, smentite da indagini e sentenze, rimarranno parola vuote come tutte quelle che si sono ripetute in questi 44 anni. Non solo: Mollicone è già stato anche smentito due giorni fa dal ministro degli Interni dello stesso Governo che lui sostiene, per questo chiediamo alla Presidente Meloni di difendere la verità giudiziaria e prendere immediati provvedimenti nei confronti del deputato del suo partito. Come ho già detto durante la commemorazione di due giorni fa, sappiamo che ci sarà sempre qualcuno che proverà a capovolgere quando accaduto il 2 Agosto 1980, ma se ne facciano una ragione: non passeranno, la verità non si riscrive”.
Ascari (M5S): “Mollicone prova che FdI non riesce a emanciparsi dal passato”
Anche la parlamentare emiliana del Movimento 5 Stelle in commissione Antimafia, Stefania Ascari, assieme a Francesco Castiello, Federico Cafiero De Raho, Michele Gubitosa, Luigi Nave e Roberto Scarpinato, ha criticato le parole di Mollicone: “In occasione del voto di fiducia al Governo Meloni al Senato nella seduta del 25 ottobre 2022 – le sue parole – il M5S con la dichiarazione di voto del senatore Scarpinato negò la fiducia denunciando l'incompatibilità con i valori della Costituzione antifascista della perdurante e conclamata ammirazione della premier Meloni per figure simbolo del neofascismo come Pino Rauti, fondatore di Ordine Nuovo dalle cui fila sono usciti vari estremisti di destra condannati per stragi".
Nella stessa occasione, ricordano gli esponenti pentastellati, "fu indicato il deputato Mollicone come esempio di continuità culturale con il neofascismo, ricordando anche che aveva pubblicamente celebrato la figura del generale Maletti, condannato per favoreggiamento di personaggi coinvolti nella strage della Banca dell'Agricoltura a Milano nel 1969 – concludono – Quanto è accaduto in questi mesi e continua ad accadere in questi giorni costituisce la prova evidente che i vertici di Fratelli d'Italia non sono in grado di emanciparsi dalle tare del passato e di tagliare il cordone ombelicale che ancora li lega al neofascismo".