Bologna, 6 settembre 2023 – Un Centro per rimpatri "a Bologna sarebbe la soluzione migliore, perché centrale in regione". E poi "vogliamo rimpatriare più clandestini possibile, questa è una priorità assoluta. Se sono delinquenti scontino la pena nel loro Paese".
E’ risoluto il senatore Marco Lisei, che nel dare un seguito all’intervista di ieri sul Carlino del questore Isabella Fusiello spiega anche meglio gli intenti del governo. Su un Cpr in ogni regione (almeno) non ci sono dubbi, del resto ne ha ribadito la necessità il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, confermando quanto già previsto nel Decreto Cutro. Ma alla base c’è una riflessione accurata sulla gestione del fenomeno migranti, da parte del governo Meloni, che il parlamentare bolognese di Fratelli d’Italia vuole rimettere al centro.
"Il questore ha perfettamente ragione a chiedere un Cpr, d’altronde lo sosteniamo da anni, ora possiamo farlo noi – sottolinea ancora Lisei, già consigliere comunale a Palazzo d’Accursio e consigliere regionale in viale Aldo Moro –. Il governo lavora notte e giorno per fermare gli sbarchi, ma anche per i rimpatri che infatti sono aumentati del 30%. Che hanno dei limiti di sistema. Uno di questi è l’assenza dei Centri per il rimpatrio, l’altro l’assenza di accordi internazionali. Ma non ci fermiamo, stiamo lavorando su entrambi i fronti".
Dal senatore, quindi, un cenno alle gestioni precedenti del problema.
"D’altronde la sinistra aveva smantellato tutto il sistema delle espulsioni – continua Lisei –, per loro chiunque deve arrivare e chiunque arriva deve restare, avere il permesso di soggiorno e poi la cittadinanza, non esistono i clandestini, sono tutti migranti. Per noi, invece ci sono migranti e clandestini. Migrante è chi ha diritto, chi scappa da guerre o persecuzioni o entra per lavorare con i flussi. Clandestino chi non ha diritto e quindi va espulso".
Per questo la necessità di un Cpr "è una priorità per la Regione, ma dobbiamo ricordare che l’avevano – aggiunge ancora sibillino il parlamentare –. Esisteva il Cie (le vecchie strutture di identificazione ed espulsione) di via Mattei, poi la sinistra l’ha trasformato in un Cas e poi in un Hub. Bologna sarebbe quindi la soluzione migliore" per un nuovo Cpr, "perché sarebbe centrale in regione".
Lisei intende soffermarsi, inoltre, sugli ultimi dati in suo possesso sui rimpatri. "I numeri ufficiali confermano che la media dei rimpatri è crollata con la sinistra al governo e con la chiusura del Cie – attacca nuovamente Lisei –. Dal 2012 con il governo guidato da Mario Monti i rimpatri sono calati progressivamente e ciò nonostante l’aumento dei flussi che toccò l’apice nel 2016 con Matteo Renzi. La lotta alla criminalità passa molto per i rimpatri, perché nei Cie, oggi Cpr, non finiscono i clandestini a cui manca solo un visto, ma i peggiori criminali in circolazione e che vanno espulsi a tutti i costi", conclude il senatore.
I numeri ufficiali di cui parla Lisei sono effettivamente significativi. Secondo i dati della Questura di Bologna, nel 2012 sono stati emessi 1.028 provvedimenti di espulsione, con conseguenti 264 rimpatri. In pratica 11 anni fa veniva rimpatriato un espulso su quattro.
L’anno dopo i provvedimenti si dimezzarono: furono infatti 572 i provvedimenti di espulsione, con soli 48 rimpatri, un rimpatriato ogni dodici persone espulse. Il trend è leggermente ‘migliorato’, se così si può dire, negli anni successivi, dagli 85 rimpatriati su 416 destinatari del provvedimento nel 2015, numeri ancora bassissimi, fino ai 110 rimpatriati del 2019 su 502 destinatari del provvedimento.
Un’onda che poi è crollata ulteriormente con anche il numero dei provvedimenti che si è affievolito: soli 313 provvedimenti di espulsione nel 2021 con appena 18 rimpatri, e 520 provvedimenti nel 2022 con 30 rimpatri. Nel 2023 invece, con i dati fino a marzo, i rimpatri sono 29 su 281 provvedimenti, ma il numero è chiaramente salito. In totale, si contano quindi 863 rimpatri in poco più di 10 anni su 6.151 atti emessi.