Bologna, 20 giugno 2021 - Lo chiamavano il predestinato. In realtà la vittoria ai gazebo per Matteo Lepore, assessore alla Cultura, 41 anni, unico candidato Pd rimasto in queste accese primarie di centrosinistra, è sì arrivata, ma il percorso è stato a ostacoli. Soprattutto con la discesa in campo della sindaca di San Lazzaro Isabella Conti. Lui, il primo che ha alzato la mano per candidarsi alla Festa dell’Unità nel settembre scorso, da nove mesi è praticamente in campagna elettorale permanente. Oltre quattrocento incontri e un’agenda così fitta che anche infilare un caffè al bar rischiava di diventare un’impresa.
“Voglio essere un sindaco di strada per una super Bologna”, il suo mantra. E uno slogan che è già un programma: ‘Dalla Filuzzi ai big data’. In ogni caso, ‘Bologna per sempre’. Come a dire: io qui, ci resto, perché come dice Luca Carboni, Bologna è una regola. Da dieci anni nella giunta Merola, ha avuto le deleghe di Commercio ed Economia, oggi di Turismo, Cultura e Patrimonio.
La vita privata
Diploma classico al Galvani, si è laureato in Scienze Politiche. Ha vissuto a Bruxelles e conseguito diversi master universitari. Ha una compagna da cui ha avuto due figli, Irma e Orlando, ama i Radiohead e il basket. Negli anni dell’università è stato consulente e project manager nel campo dell’associazionismo e dell’impresa cultura e dal 2008 al 2011 ha guidato l’Area sviluppo territoriale, innovazione e internazionalizzazione di Legacoop Bologna.
Dal Quartiere Savena alle primarie 2021
Cresciuto tra i palazzoni di via Torino, dal Quartiere Savena, di cui è stato vicepresidente, è cresciuto politicamente. I suoi detrattori l’hanno definito l’uomo dell’apparato, della ditta, delle coop, dei poteri forti. Lui ci ha tenuto a smarcarsi: “Non sono l’uomo dell’apparato, quando mi sono candidato al Parco Nord, diversi dirigenti Pd non mi appoggiavano…”. Ha creato un movimento civico ‘Incontra Bologna’ e aggregato movimenti e associazioni tra cui Arci e Cucine popolari. Con Lepore anche le Sardine di Mattia Santori. Di certo c’è che nel rush finale della campagna, tutto lo stato maggiore del Pd è venuto in città a sostenerlo. Tanti gli endorsement: da Merola (suo padre politico) al governatore Stefano Bonaccini. Enrico Letta, segretario nazionale dem, ha incoronato Bologna come la città da cui far partire il nuovo Pd. In pratica: una sorta di laboratorio. Qui ci sarà la festa nazionale dell’Unità e qui un nuovo modello di centrosinistra largo.
Lepore è riuscito ad allargare il campo: dalla sinistra di Coalizione civica e Coraggiosa al Movimento 5 Stelle. Per lui si è speso pure l’ex premier, Giuseppe Conte, che ha ‘benedetto’ l’asse Pd-M5s sotto i portici. Ha costruito la ‘Fabbrica del programma’ in onore di Romano Prodi, dove i temi ambientali hanno un ruolo da protagonisti.
Il programma
Dalla creazione di sei nuovi parchi urbani metropolitani, al Passante ‘green’, simbolo della transizione ecologica. Per i Prati di Caprara punta al consolidamento del bosco urbano e conferma l’investimento per il restyling del Dall’Ara, mettendo sul piatto altri 42 milioni di euro d’investimento sugli impianti sportivi di base. Ha presentato un piano per l’uguaglianza di genere (con Letta) e proposto di creare un assessorato alle Pari Opportunità con Portafoglio. La sua squadra? Metà uomini e metà donne. Metà politici, metà società civile. Non teme di usare la parola sinistra, propone una ‘politica del noi’ in contrapposizione a quella dell’io “portata avanti da Renzi”, e come parola del cuore cita spesso ‘solidarietà’. Se sarà sindaco della ‘città più progressista d’Italia’, promette che “Bologna supererà Bologna”.