ROSALBA CARBUTTI
Politica

L’idea di Galletti: "Basta estremismi, più cattolici in politica. Lancio una scuola"

L’ex ministro, oggi presidente di Ucid: "Si deve tornare al dialogo. Regionali, un problema sia il campo largo con la sinistra radicale, sia un centrodestra a trazione FdI: i moderati devono avere spazio"

L’idea di Galletti: "Basta estremismi, più cattolici in politica. Lancio una scuola"

Bologna, 3 luglio 2024 – "Oggi, di fronte a un bipolarismo sempre più muscolare, servirebbe valorizzare di più i cattolici in politica che fanno del dialogo un punto fermo". L’ex ministro Gian Luca Galletti ne parla dopo l’assemblea di Ucid, Unione cristiana imprenditori e dirigenti, di cui è presidente, che si è tenuta a Sorrento. E rilancia quello che è un tema ricorrente e sentito, ma spesso sottovalutato anche dalla Chiesa.

Galletti, vuole rieditare la ’vecchia’ Democrazia cristiana?

"Non c’è alcuna intenzione di una nuova Dc, perché credo che i cattolici facciano un buon servizio in qualsiasi partito militino. Un tema di cui abbiamo discusso all’assemblea Ucid con il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra e il vicepresidente della Cei, monsignor Savino".

E che cosa avete proposto per tornare centrali?

"Una premessa, doverosa, che ho vissuto in prima persona: la Chiesa ha abbandonato i cattolici, facendo intendere che impegnarsi in politica fosse quasi una cosa non giusta. Per me, invece, questa mancanza si sente, forte, in un contesto di bipolarismo dove esiste solo il bianco e il nero e in cui la mediazione è sparita. Per questo l’idea di Ucid è colmare tale vuoto promuovendo una scuola di politica".

Come si articolerà?

"La funzione dei cattolici è quella del dialogo. Quindi la scuola di politica a cui stiamo pensando con Ucid punta proprio a mettere insieme docenti di varie estrazioni politiche, cercando di trovare terreni di confronto, non focalizzandoci sulle differenze".

Dica la verità, il progetto è legato alle prossime Regionali?

"No, abbiamo intenzione di partire dopo le Regionali. Il progetto non potrà che avere una dimensione nazionale, ma siamo certi che il fulcro sarà l’Emilia-Romagna, e avrà un leit motiv: l’apertura a tante altre associazioni cattoliche. Una scuola di politica non può esprimere una sola voce".

Cisl e Cei vi seguiranno?

"A Sorrento c’è stata condivisione e credo che torneremo a parlarne sabato, 6 luglio, a Trieste, all’evento Ucid durante le Settimane sociali della Chiesa. Il tema principale, su cui tutti siamo d’accordo, è che per i cattolici fare politica non significa sposare un partito, ma un’idea di politica. Una politica che guardi alla soddisfazione dei bisogni delle persone, andando oltre alla logica della contrapposizione".

Quindi i cattolici come si collocano politicamente?

"Non hanno una collocazione predeterminata, ma non sono apolitici. Ci può essere chi vota a destra, chi a sinistra, è il metodo del dialogo a caratterizzarci".

Alle prossime Regionali una collocazione vi tocca: nel centrodestra si fa strada la corsa di Elena Ugolini, che proviene dal mondo cattolico, a sinistra si è parlato anche dell’ex ministro Delrio...

"Ci sono persone preparate e credibili da entrambe le parti, ma credo che il problema siano i due schieramenti che si stanno radicalizzando su posizioni estreme. Ho visto la foto del campo largo alla festa dell’Anpi dove si va dal Pd a Rifondazione, mentre dall’altra parte mi pare che la coalizione sia incentrata su Fratelli d’Italia".

Manca lo spazio politico per i cattolici?

"Di certo il ruolo dei moderati non può essere una foglia di fico per attirare voti...".

Deluso dalla fine del Terzo Polo?

"Il progetto è finito a causa di dissidi interni tra i leader, ma credo che a livello regionale e comunale possano ancora avere uno spazio importante".