PAOLO ROSATO
PAOLO ROSATO
Politica

Bologna la svolta di Giovanni Favia: vende il suo bistrot e torna in politica

L’ex 5 stelle cede il ’Pianopiano’ in piazza Maggiore e attacca il Comune: "Io e la mia compagna aspettiamo un figlio, è la cosa più importante"

Giovanni Favia si è dimesso da amministratore del locale di Bologna ’Pianopiano’

Bologna, 6 luglio 2023 – “Per me ‘Pianopiano’ era come un figlio. Mi veniva da piangere mentre firmavo la cessione. Sia chiaro: non lo vendo perché ho bisogno di soldi, ma perché sono stato vittima di uno sciacallaggio senza precedenti. Solo che hanno ottenuto l’effetto contrario: tornerò a fare politica".

Il 3 luglio, appena tre giorni fa, Giovanni Favia si è dimesso da amministratore (ha venduto il 100% delle quote) del ‘Pianopiano’, il bistrot con ingresso su piazza Maggiore che lui stesso aveva aperto il 26 novembre del 2021. Tantissimo poi è successo, fuori e dentro il locale.

E l’ex consigliere regionale che uscì dal Movimento 5 stelle tra guerre intestine e polemiche, negli anni divenuto solido imprenditore della ristorazione, ha deciso di dire basta. E ora ricomincia un’altra partita.

Favia, perché ha venduto?

"Con i locali si guadagna lavorandoci, non facendo speculazione. Vendo una società in utile al 30 aprile di quest’anno, senza un debito. Ma la ragione vera è che ero diventato un inciampo, mi hanno fatto andare via. La nuova giunta mi ha colpito".

Si riferisce soprattutto al diniego per il dehors su piazza Maggiore?

"Quello è stato una condanna a morte. Ma sono fiducioso per il Tar che si esprimerà a novembre, nel caso valuteremo anche la richiesta dei danni al Comune. ‘Pianopiano’ era partito alla grande: incassi alle stelle, locale sulla bocca di tutti. Poi tutto è cambiato. Prima le restrizioni Covid, poi un uno-due tremendo. L’8 marzo 2022 la denuncia della mia ex (un’indagine per presunta violenza sessuale. La Procura ha chiesto l’archiviazione, il gip l’imputazione coatta. Deciderà il gup, ndr), il giorno dopo il diniego del dehors dal Comune. In piazza Maggiore, lo vede chiunque, ci sono i figli e il figliastro Favia".

Lei crede di essere diventato un bersaglio del Comune?

"Quella notizia l’8 marzo fu fatta uscire ad arte. Sui giornali dietro di me, nella foto, c’era l’insegna del locale. Il giorno dopo il bistrot era deserto. Una cliente mi disse: ti conviene prendere la tessera del Pd".

Ha mai parlato con Lepore?

"Ho il suo numero, ma non cerco favori. Preferisco perdere, ma restare in piedi. Vorrei sottolineare che ‘Pianopiano’ è stato aperto grazie a un progetto speciale autorizzato dal sindaco Merola e dall’assessore Aitini. Non ho mai guardato ai soldi, ho solo fatto un regalo alla mia città: nel locale uno staff fantastico, farina dei mulini del territorio, presidi slow food, le mele antiche dell’Appennino, la sfoglia al mattarello, i vini delle nostre colline. La ricompensa? In sei mesi 2 visite dei Nas, 5 della Polizia Locale, una della Gdf, due dell’Ausl. Tutte andate bene. Il Comune mi ha anche denunciato penalmente per abuso edilizio per un tortellino finto appeso fuori. La Procura ha archiviato. Poi mi hanno costretto a togliere l’insegna, per la quale con l’ok della Sovrintendenza avevo speso 12mila euro. Una barzelletta: hanno approfittato delle mie vicende personali, perché mi hanno visto più debole".

A chi ha venduto?

"A un giovane imprenditore, che ha entusiasmo e che farà bene. Il locale ha un potenziale incredibile e inespresso".

Lei cosa farà?

"Mi prendo una pausa. Io e la mia compagna aspettiamo un figlio e ora è la cosa più importante, il resto viene dopo. E c’è dell’altro".

Torna in politica?

"Sì. Ne ero uscito per stare più tranquillo, ma dopo tutto il fango che mi è stato gettato addosso mi è tornata la voglia. Mi hanno chiamato in tanti. Non mi schiererò né a destra, né a sinistra".

Obiettivo Regionali 2025?

"Il mio orizzonte è la mia città. E ‘Pianopiano’ mi mancherà tantissimo".