Bologna, 18 aprile 2023 - Nuove tecniche, sempre più all’avanguardia, per la cura della nostra schiena. La colonna vertebrale è l’asse portante del nostro corpo, l’impalcatura che sostiene tutto, dalla testa agli arti, alla gabbia toracica. Ma cosa succede se la colonna vertebrale, per vari motivi non regge più? Qui entra in campo la chirurgia vertebrale. Il dottor Alessandro Gasbarrini, primario di chirurgia vertebrale a indirizzo oncologico presso l’istituto Rizzoli di Bologna, ha spiegato, ai microfoni della trasmissione Elisir, le ultime novità sul tema.
Tante ossa, problemi diversi
“Nasciamo con circa 300 ossa, ma nell’età adulta le ossa sono molte meno. Durante l’accrescimento si saldano: pensiamo all’osso sacro che passa da cinque ossicini a uno solo, o alle ossa craniche che si saldano tutte o alla mandibola che da due ossa simmetriche si fonde in una sola. Questo accade per la trasformazione della cartilagine in osso, nei primi anni di vita, ed accade perché nell’utero e durante il parto servono cartilagine e ossa flessibili, che invece nell’età adulta non sarebbero utili a proteggerci dagli urti”.
La chirurgia della colonna: vertebre in 3D
Prosegue Gasbarrini: “Ho la fortuna di lavorare in un reparto e in un ospedale all’avanguardia. La chirurgia vertebrale aiuta in molte patologie, dalla correzione di curvature anormali (come la scoliosi) alla rimozione di tumori delle ossa o altre malattie più rare. Nello specifico, ormai è una routine ciò che diversi anni fa era impensabile. Fummo i primi a stampare vertebre in 3D, ormai non pochi anni fa. l’idea ci venne vedendo che nella stazione spaziale internazionale costruivano strumenti stampati in 3D al bisogno, con dati inviati dalla terra. Da qui è partita l’idea di ricostruire una vertebra a partire da quella rimossa, perché più si è fedeli all’originale, meglio è. La vertebra da rimuovere, perché rotta o sede di tumore, viene tolta dal paziente, realizzata una perfetta copia in 3D e impiantata al posto di quella tolta”.
Anche le tecniche si innovano
Nella chirurgia vertebrale anche la strumentazione è fondamentale. A supporto dei chirurghi, vengono utilizzati dei robot per gli interventi. Le operazioni, condotte in laparoscopia (ovvero senza aprire la pancia di un paziente ma praticando solo dei piccoli tagli), vengono realizzate tramite l’inserimento di strumenti meccanici e robot che aiutano i medici. “Recentemente – spiega Gasbarrini – abbiamo condotto un complesso intervento con l’ausilio di tre robot: uno per tenere isolati i vasi sanguigni dalla zona che doveva essere operata, un altro per individuare e vedere meglio la zona; un terzo per lavorare sulle ossa da sostituire. In questo caso specifico poi, abbiamo usato anche la stampante 3D per riprodurre l’osso sacro rimosso e il perone del paziente stesso, rivascolarizzato, per ricostruire il bacino”.
Interventi complessi
Nei casi di chirurgia vertebrale, non di rado le équipe sono addirittura due. “Spesso non basta un chirurgo, ma ci vuole un gruppo; a volte siamo ben due gruppi a operare contemporaneamente. Nell’intervento di cui abbiamo appena accennato, operavamo in due équipe in simultanea: una sul perone e una sul bacino, in modo da ridurre i tempi: l’intervento è durato 16 ore, dandoci il turno in alcuni casi. Senza la doppia équipe, sarebbe durato molte ore di più, con grande stress del paziente anestetizzato”.
Il nuovo obiettivo: stampare ossa umane
Conclude Gasbarrini: “Le soddisfazioni della nostra chirurgia sono tante. Recentemente, una ragazzina con cifosi e scoliosi, ovvero la colonna curvata sia di lato che con la ‘gobba’, aveva enormi problemi sia di compressione del midollo, sia a livello respiratorio. Le deformità sono state appianate e c’è stato anche l’effetto benefico di un recupero di ben sedici centimetri di altezza, che in una adolescente è un risultato estetico fondamentale anche per il benessere psichico. Le frontiere da raggiungere poi sono tante. Un obiettivo che credo si potrà raggiungere tra non molti anni è riuscire a stampare in 3D ossa umane, ovvero non in materiali sintetici ma di vero osso. All’interno del Rizzoli abbiamo una banca dell’osso, ma non sempre si riesce a trovare la stessa misura, quindi l'osso di banca non è sempre compatibile.