GIOVANNI DI CAPRIO
Bologna

Elezioni Usa e la maratona all’Alma Mater: Bologna a stelle e strisce

Dibattiti e analisi a Palazzo Marescotti. "È l'edizione più divisiva della storia. Una nazione ora frammentata, non sulla base di classi sociali, ma su elementi culturali”

La notte delle elezioni americane: dibattiti e confronto all'Alma Mater

Bologna, 6 novembre 2024 – Un’elezione è fatta di numeri. Le cifre, infatti, decretano il vincitore di uno scontro elettorale, oppure sono utili (ma non risolutive) per prevedere quelle che possono essere le probabilità di vittoria di uno o dell’altro candidato. Quest’ultima parte è rappresentata dalle analisi e dalle statistiche elettorali.

Alle 21 di ieri, all’interno di un gremito Salone Marescotti, sito nell'omonima sede del dipartimento delle Arti, però, è il caso di lasciarsi andare al dibattito, ricordando che è ancora presto per conoscere i risultati della faida tra la democratica Kamala Harris, in corsa per diventare la prima donna a essere presidente degli Stati Uniti, e il repubblicano Donald Trump, già alla Casa Bianca dal 2017 al 2021.

Lo sfondo del computer raffigura l'asinello blu - simbolo dei democratici - che fissa l'elefante rosso - simbolo dei repubblicani - come a ricercare lo scontro. Questa battaglia, a differenza delle tornate elettorali precedenti, vede aleggiare lo spettro dei due scenari di guerra principali nel mondo: Ucraina e Medio Oriente. Sono anche le posizioni dei due candidati su questo tema ad aver reso questa campagna più incerta che mai. "Due interpretazioni: una continuità, nel lungo periodo, della politica estera americana con quanto fatto sino ad ora; e un’altra di rottura rispetto al passato, quella di Trump. Una nuova amministrazione Trump sarebbe una doccia fredda per l’Europa”, come ha accennato il prof Matteo Dian.

E mentre un grande schermo proietta la diretta di alcune tv americane e italiane, iniziano a sistemarsi i ragazzi. L’Unibo inaugura il suo salotto elettorale, gratuito e aperto a tutti, insieme a un parterre importante di accademici, giornalisti e insider. Piccola premessa. I cittadini americani votano i Grandi elettori, i quali sceglieranno poi il presidente tra i due candidati. Ogni stato, infatti, ha un numero di elettori pari al numero dei delegati al Congresso. Sarà eletto presidente degli Usa chi arriverà a 270 Grandi elettori (a proposito di numeri).

Dunque, non vince chi prende più voti ma chi ha più Grandi elettori. «Quando si inizia a chiedere alla gente che tipo di americano, di italiano o di tedesco uno è, vuol dire che c'è una grande spaccatura della società. Ecco cosa sta accadendo negli Stati Uniti”, afferma il docente Stefano Cavazza. Dopo questa prefazione, apre le danze Francesco Niccolò Moro, direttore Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali: "In questa elezione ci sarà una notevole polarizzazione nella società del ‘melting pot’”.

Aspettando gli exit poll, Salvatore Vassallo, docente Unibo, ha avuto il compito di chiarire dove si gioca la partita. "È l'edizione più divisiva della storia. Una nazione ora frammentata, non sulla base di classi sociali, ma su elementi culturali”.

Un momento di confronto, quindi, dove si è parlato anche delle sette aree in bilico, tra le quali spicca la Pennsylvania. Una campagna non senza colpi di scena: il cambio in corsa del candidato dem, il processo dopo i fatti di Capitol Hill e l’attentato a Trump.

"Gli Usa appaiono spaccati. La possibilità di muovere voti appare ridotta", dice Angela Santese di Unibo. Di tv e media digitali, invece, si è concentrata ‘la notte elettorale’ del prof Luca Barra. “Nelle campagne elettorali degli Usa assistiamo spesso a una evoluzione dei mass media. Ad esempio, l' immagine del cerotto all'orecchio di Trump dopo l'attentato. Oppure, gli endorsment ‘pop’ a Kamara Harris, le convention e la ‘parcellizzazione’ dei podcast”.

Su questo tema è intervenuta anche la professoressa Giovanna Cosenza. "Dal punto di vista della comunicazione, la campagna di Harris è stata migliore di quella di Trump”, ha parlato Cosenza. Poi, spazio a Emanuel Rota, dell’università dell’Illinois. “Su tutte le simulazioni che sono state fatte, Harris ha vinto nel 50,17% dei casi. Dunque, ogni episodio sarà decisivo in queste ore”, avvisa Rota durante il suo intervento chiamato ‘Il mondo fa paura’. Invece, mentre Bologna abbraccia la notte, a casa di Giampaolo Pioli, corrispondente da New York del Quotidiano nazionale, siamo sulla via del tramonto della giornata di voto. A porre le domande a Pioli è Riccardo Brizzi, direttore Dipartimento delle Arti Unibo. “La partita? Questo testa a testa, da entrambi i lati, ha dato degli spunti molto interessanti ed è stato ben ricco di situazioni”, ha detto Pioli. Dal Colorado, in collegamento, ha parlato Mauro Gatti, giurista Unibo. “Negli Usa è stata una campagna molto sentita, che si vive, tuttavia, in maniera un po’ strana”, racconta Gatti. La ‘maratonina’ si è chiusa all’1.30 con l’attesa - ‘hype’, per dirla all’americana - di sapere chi sarà il successore di Joe Biden nello studio ovale della Casa Bianca di Washington D.c.