"Un giorno, io avevo 3 anni, eravamo ospiti di una brava famiglia italiana che ci ha aiutato. Vennero i carabinieri e io assieme a mia mamma e mio fratello mi nascosi in soffitta. Non ci trovarono". Non è stata semplice l’infanzia di Detjon Begaj. Dopo aver visto la luce a Valona, in Albania, il 4 giugno del 1991, il piccolo Detjon arrivò in Italia il 25 aprile dell’anno dopo. Una Liberazione per lui e tutta la famiglia, la mamma era incinta del fratello Klesi. Arrivarono sui barconi, erano gli anni del regime. Poi girarono per le Marche, assieme al papà che era arrivato clandestinamente un anno prima. "Conoscemmo la povertà – spiega l’ormai ex consigliere al Santo Stefano, eletto in Comune con Coalizione civica e attivista storico di Làbas –. Andavamo alla Caritas per i vestiti, altre persone ci aiutavano con il cibo. Poi mettemmo a posto i documenti".
E tutto cambiò?
"Ci stabilimmo a Jesi, i miei hanno lavorato tanto, papà operaio, mamma colf. Io anche ho lavoricchiato, da animatore dei centri estivi a una pompa di benzina. Ho fatto anche il volontario in parrocchia. E poi politica già alle superiori".
A Bologna per studiare?
"Sì, mi sono laureato in Giurisprudenza con una tesi in Criminologia. Poi c’è stato l’impegno con Làbas, di cui sono contentissimo".
Dalla parrocchia al collettivo.
"Sono contentissimo di Vicolo Bolognetti. Ma all’ex caserma Masini sono affezionato,
con il sudore abbiamo recuperato uno spazio abbandonato, solo con le nostre braccia".
Cosa le ha detto la mamma dopo l’elezione?
"E’ stata la prima telefonata che ho fatto, ho chiamato anche mio fratello che cura gli effetti speciali a Londra per grandi produzioni, dagli Avengers ai Pirati dei Caraibi. Mamma mi ha detto: ‘Sapevo che ce l’avresti fatta’".
E ora che si fa? Obiettivi?
"Case popolari, pagare le domande dei bonus affitto. Sogno: neutralità carbonica a Bologna".
pa. ros.