Bologna, 11 aprile 2023 – “Bologna è urbanisticamente portata alle relazioni, all’accoglienza, al turismo. Basta guardare i portici per capirlo...". Il ’Turista per caso’ Patrizio Roversi, attore e conduttore tv, pronto alla quarta serie di ’Slow Tour Padano’ su Rete4, non ha dubbi. Il turismo si è moltiplicato anche grazie all’aeroporto e all’alta velocità, ma c’è qualcosa di più profondo. Che parte dall’identità della città: i portici, oggi Patrimonio dell’Unesco.
Tutto nasce dai portici?
"Beh, diciamo che Bologna per questo è unica al mondo. Ma non è solo una questione estetica. I portici ti portano antropologicamente ad avere relazioni. A uscire dal negozio, dal bar o da casa e metterti lì a chiacchierare. Spesso è l’architettura che ci permette di avvicinarci".
Quindi era ora che arrivassero i turisti anche sotto le Due Torri...
"La rivoluzione è cominciata prima del Covid. Hanno aiutato le grandi infrastrutture, naturalmente. Ma poi i turisti arrivati qui hanno capito la nostra particolarità. Che non ha paragoni al mondo".
Che fare per evitare di trasformarci in città dei taglieri?
"Se si considera Bologna come città dell’accoglienza, non si può ragionare di turismo come se fosse un’industria. Il turismo dev’essere artigianato. Nel bar, all’osteria, al ristorante ci dev’essere il signor Mario che ti saluta e magari il giorno dopo si ricorda come prendi il caffè".
A Bologna il signor Mario lo ritrova ancora o l’arrivo delle grandi catene, come Starbucks, può farlo scomparire?
"Va bene tutto. Anche il caffè nel bicchiere di carta, ma il signor Mario rappresenta l’artigianato di cui abbiamo bisogno. Fateci caso, quando entrate in quei bei locali coi ragazzi in divisa. Sono gentili, ma si capisce che quella non è casa loro. Il signor Mario, invece, nel suo baretto ci sta alla grande".
Faccia finta di fare il turista: che cosa non va?
"L’altro giorno vado in un bar alla stazione. Al banco ci sono panini con la mortadella e crescente al prosciutto. Chiedo una crescenta con la mortadella e mi guardano storto: ’Non posso farlo, qui è tutto programmato...’, ma potrei fare altri esempi".
Tipo?
"Entro in un negozio di vestiti. C’è una musica assordante. Faccio il simpatico con la commessa: ’Ma come fai a star qua tutto il giorno con sto rumore?’. E lei: ’È il format’. Oppure, entro in un bar. Chiedo un cappuccino. E me lo danno in un bicchiere di carta. Mi lamento un po’. E lui che cosa risponde? ’È la policy dell’azienda’...".
Crede che possa esserci il rischio di ’turistificazione’ come a Venezia?
"A Venezia per non farmi scambiare per turista, giro con un carrellino della spesa... In effetti anche a Bologna il rischio c’è. Fino a 15 anni fa quando veniva qualche amico che mi chiedeva dove andare a mangiare gli rispondevo: ’Dove vuoi, si sta bene ovunque’. Oggi ho stilato un elenco dettagliato".
Un consiglio non richiesto al sindaco Matteo Lepore?
"Pensare al turismo come artigianato. E poi risolvere il problema del traffico. Non è possibile che per attraversare a piedi Strada Maggiore per il caos che c’è ci metto dieci minuti...".
Lei vive in centro, all’angolo con piazza Aldrovandi. Si lamenta anche lei della movida?
"Macché. Mi fa compagnia!".