Bologna, 18 dicembre 2024 – Il Capodanno delle polemiche in piazza Maggiore costa alla città circa 220.000 euro. Una spesa più o meno in linea con gli altri anni, ma che torna alla ribalta dopo le contestazioni delle opposizioni in Comune (e di tanti bolognesi) in merito alla singolarità del Vecchione 2024: Mercurio, la fenice transfemminista disegnata dall’illustratrice Fumettibrutti (al secolo Josephine Yole Signorelli). Di polemiche ce ne furono anche qualche anno fa, quando l’artista Calcutta prese 5.000 euro di ricompensa per realizzare una playlist, poi consegnata su chiavetta usb, con canzoni da mandare in filodiffusione.
L’altro giorno invece, appena annunciato il ‘pacchettone’ di Capodanno, si è accesa subito la polemica sul Vecchione. Pupazzo che, nello specifico, ha un costo di realizzazione scenotecnica di 15.000 euro per essere allestito e bruciato, come da tradizione, lasciando alle spalle dei bolognesi tutto ciò che c’è di ‘vecchio’. Poi si aprirà, rilasciando quello che dovrebbe essere un arcobaleno di colori simbolo della comunità Lgbtqi+ e della rinascita (come l’araba fenice, appunto).
Le voci di spesa sono così ripartite, secondo gli atti pubblicati dal settore Cultura: poco meno di 170.000 euro vanno a Mismaonda (che si occupa del Vecchione, del deejayset di Missin Red e Valentina Dallari, del palco, delle transenne e di altri dettagli legati all’evento), circa 35.000 vanno a Magnum (che gestirà il servizio di controllo e la vigilanza privata in Piazza), 5.000 vanno al Teatro delle Albe di Ravenna per il ‘discorso d’artista’ di Marco Martinelli dal titolo ‘Fino a quando?’ (trasmesso il primo gennaio a Palazzo Pepoli), quasi 10.000 vanno alla società Dinova (che cura la campagna di comunicazione sul cartellone degli eventi per le festività). Un programma corposo che, evidentemente, non deve piacere particolarmente ai bolognesi: una valanga le reazioni e i commenti ‘infastiditi’ sui social e soprattutto sul sito e sugli articoli pubblicato dal Carlino.
Alla scia di polemiche si accoda anche il Popolo della Famiglia, il partito fondato da Mario Adinolfi, attraverso Mirko De Carli (portavoce nazionale) e Marco Dall’Olio (coordinatore regionale): “La nuova ciliegina sulla torta di Lepore è un attacco alla bologensità. Ogni simbolo di tradizione viene riletto da questa Giunta in chiave ideologica, manifestando un evidente tentativo di stordire i bolognesi a suon di politicamente corrotto”.
Il sindaco non ci sta e rispedisce al mittente gli attacchi: “Vedo che il centrodestra ha pochi argomenti”, replica Matteo Lepore interpellato sulla polemica. Poi aggiunge: “Avrebbero fatto bene, invece, ad essere presenti alla consegna delle Turrite (in riferimento all’assenza delle opposizioni ieri, ndr): sarebbe stato molto più importante delle solite dichiarazioni”. Insomma, ancora prima della Notte di San Silvestro, i fuochi d’artificio sono già partiti. E pensare che il tradizionale rogo del Vecchione è un appuntamento da sempre molto sentito per i bolognesi.