Bologna, 14 marzo 2018 - Il divario tra ricchi e poveri cresce anche nel capoluogo emiliano, dove i dati riguardanti il reddito dei cittadini parlano chiaro: le persone in difficoltà economica stanno sprofondando ulteriormente in una situazione di indigenza, in quanto il reddito medio annuale dei contribuenti più poveri è visibilmente diminuito, passando da 4.420 euro a 3.258.
Ma lo stesso problema affligge i contribuenti più abbienti, poiché dal 2007 al 2015 anche il loro redditto è diminuito da 68.157 a 62.831 euro.
Durante lo stesso periodo, il numero dei contribuenti fino a 44 anni è calato di 12.354 unità e se si tiene conto dell’inflazione, per loro è calato anche il potere d’acquisto. In merito a ciò, è di certo necessario richiedere un surplus di attenzione per la situazione economica degli under 45, i quali - come spiegano i grafici che rappresentano l’evoluzione dei redditi - guadagnano meno di 15 anni fa: la quota dei loro redditi è infatti calata dal 30,6% al 25,7%.
Questa mattina in commissione, il Comune ha illustrato come la difficoltà economica sia presente nella vita di molti, in particolare modo in quella delle famiglie numerose (che vedono la presenza di entrambi i genitori e almeno tre figli) e in quella delle madri sole con più di un figlio.
L’indagine di Palazzo D’Accursio conferma inoltre che ad oggi alcuni nuclei familiari con figli minori e genitori ancora giovani si trovano a fare i conti con situazioni di povertà assoluta, mentre i casi di disagio economico sono più contenuti fra gli anziani e per lo più riguardano donne sole in età avanzata.
A passarsela meglio però, sono i bolognesi sopra i 55 anni: rispetto ai loro coetanei di 13 anni fa hanno redditi più alti, un dato che per lo più è la conseguenza della permanenza allungata nel mondo del lavoro e la ritardata età della pensione.
Le analisi di Palazzo D’Accursio si sono concentrate anche sulle condizione economiche dei cittadini di origine straniera, ottenendo come risultato il costante divario reddituale tra contribuenti italiani e stranieri: i primi hanno dichiarato mediamente 27.000 euro (rispetto ai 25.353 del 2007), i secondi 12.400 (12.052 otto anni prima). Peraltro, nelle classi di età più giovani gli stranieri rappresentano quasi un quarto del totale dei contribuenti e, quindi, soffrono di più per la contrazione degli stipendi e della precarietà contrattuale.
Infine, ma non per importanza, i dati hanno portato una buona notizia alle lavoratrici donne: il reddito medio maschile era superiore del 56,5% rispetto a quello femminile, mentre oggi la differenza si è ‘ridotta’ al 47,7%. «Queste analisi hanno una grande utilità per noi: le madri sole e le famiglie numerose sono la priorità su cui porre attenzione» racconta l’assessore al Bilancio, Davide Conte.
«Prima di dire quanto è corta la coperta delle risorse a disposizione dell’amministrazione, bisogna dire cosa copriamo con quella coperta - conclude Conte -. I principi contabili ai quali si attengono i nostri bilanci non devono dirci solo quanto siamo efficienti nell’utilizzo delle risorse, ma quanto siamo efficaci nella risposta ai bisogni dei cittadini».